Una fiaccolata per ricordare la sua morte, la sua ingiusta morte per la quale si cerca ancora giustizia, nel giorno di quello che sarebbe stato il suo quarantaduesimo compleanno. Un corteo commosso da piazza Ruggero Settimo a Palazzo delle Aquile per ricordare Valeria Lembo, morta il 29 dicembre del 2011, per un dosaggio dieci volte superiore di vinblastina, molecola chemioterapica usata per combattere il morbo di Hodgkin. Valeria uccisa da una virgola e uno zero di troppo, una giovane mamma a cui furono somministrati 90 milligrammi di farmaco anziché 0,9. Come si legge sul Giornale di Sicilia in un articolo firmato da Giusi Parisi, 'erano papà Carmelo e mamma Maria Rosa D'Amico, il marito Tiziano Fiordilino, il figlio Flavio che all'epoca aveva solo sette mesi (e che tiene per una mano uno Spider man gonfiabile), parenti e amici. Ma adesso a quel dolore immutato da otto anni, si aggiunge la rabbia per una giustizia a rilento e l'incubo d'una incombente prescrizione: esiste l'ipotesi che nessuno paghi per la morte di Valeria. Dopo due sentenze di condanna di primo e secondo grado, i giudici della Suprema Corte nel marzo scorso hanno annullato con rinvio ad altra sezione della corte d'appello la sentenza a carico dell’allora primario del reparto di Oncologia del Policlinico, Sergio Palmeri, e quella della infermiera Clotilde Guarnaccia. Confermata la sentenza, ma solo per la responsabilità del fatto, per i medici Laura Di Noto e Alberto Bongiovanni. Per questi ultimi, in appello si discuterà solo la determinazione della pena. "Otto anni fa Valeria si sottoponeva all'ultima seduta dell'ultimo ciclo di chemioterapia. Quel maledetto 7 dicembre 2011 mia figlia accusa un malore nel tragitto verso casa. Ora la nostra preoccupazione è che il processo vada in prescrizione. Noi non possiamo permetterlo. Mia figlia deve avere giustizia. Chi sbaglia deve pagare. La legge deve essere uguale per tutti", dichiara Rosa Maria D'Amico, la mamma di Valeria, intervistata nel video.