Palermo

Martedì 24 Dicembre 2024

Indagini sul delitto Mattarella e i verbali di Falcone, riecco la "pista nera"

Sono passati quasi quarant'anni dall'omicidio di Piersanti Mattarella (il triste anniversario cadrà il 6 gennaio), l'allora presidente democristiano della Regione Sicilia, e ancora ci sono punti oscuri che potrebbero dare nuove direzioni alla storia d'Italia. Infatti l'inchiesta è riaperta e secondo le anticipazioni ci sarebbero anche elementi potenzialmente nuovi sulle armi che furono utilizzate. Con ipotesi che si riscontrano anche in verbali di Giovanni Falcone, in particolare quella che prende in esame una possibile «pista nera». La Commissione Antimafia ha pubblicato l'audizione integrale del giudice che all'epoca indagava sugli attentati politici commessi da Cosa Nostra. Nel 1988, Giovanni Falcone sosteneva: «È un'indagine estremamente complessa perché si tratta di capire se, e in quale misura, la “pista nera” sia alternativa a quella mafiosa, oppure si compenetri con quella mafiosa». Era in corso un'indagine sui due terroristi neri Fioravanti e Cavallini che erano indiziati per l'omicidio del fratello dell'attuale presidente della Repubblica. Proprio Falcone sostenne che quell'eventuale convergenza d'interessi tra estremismo nero e Cosa nostra «potrebbe significare altre saldature, e soprattutto la necessità di rifare la storia di certe vicende del nostro Paese, anche da tempi assai lontani». In corte d'assise Fioravanti e Cavallini furono assolti su richiesta della stessa Procura, perché gli elementi raccolti furono giudicati insufficienti, e i verdetti di non colpevolezza furono confermati fino in Cassazione. Ora emergono anche nuove possibili connessioni. Le nuove perizie effettuate dalla Procura di Palermo, che ha riaperto il caso relativo al delitto Mattarella, hanno infatti stabilito che le armi che uccisero il politico siciliano e il giudice Mario Amato sono dello stesso tipo, Colt Cobra calibro 38 Special. Per l'omicidio Amato avvenuto a Roma a pochi mesi di distanza, proprio Gilberto Cavallini è stato condannato in qualità di killer. Torna quindi di attualità quella pista di scambi tra mafia e destra eversiva. Viene però specificato che non ci sono elementi tecnici per dire che sia stata proprio la stessa arma ad uccidere.

leggi l'articolo completo