Sono passati 41 anni dal tragico incidente aereo di Punta Raisi. Quella sera il volo di linea Alitalia 4128, partito da Roma Fiumicino, impattò sul Mar Tirreno a circa 3 km a nord dell'aeroporto di Punta Raisi, sito nel Comune di Cinisi, causando la morte di 108 persone, compresi tutti i membri dell'equipaggio.
23 dicembre 1978, il disastro di Punta Raisi
Il disastro di Punta Raisi fu la seconda tragedia che riguardò lo scalo palermitano dopo quella del 1972 di Montagna Longa (Volo Alitalia 112) e prima della strage di Ustica del 1980. L'incidente fu attribuito a un errore dei piloti nell'eseguire le procedure per un atterraggio notturno: infatti, quella notte, credettero di essere più vicini all'aeroporto di arrivo di quanto in realtà fossero e decisero di effettuare la discesa finale prematuramente. La loro manovra si rivelò altamente pericolosa in quanto non si scorgevano nemmeno le luci dell'aeroporto. A causare la tragedia fu anche il forte vento di quella sera: un colpo di vento fece perdere quota al velivolo che impattò con l'acqua con l'ala destra, spezzandosi in due tronconi. La maggior parte delle persone a bordo morirono nell'impatto, solo 21 passeggeri sopravvissero grazie alle barche da pesca che si avvicinarono per salvarli. Tra loro perse la vita anche l'autore televisivo Enzo Di Pisa e la sua famiglia.
L'incidente aereo a Punta Raisi, le cause
Secondo quanto dichiarato da alcuni piloti quella notte l'incidente sarebbe stato causato da un'illusione ottica che avrebbe confuso i piloti, in particolare il riflesso delle luci della pista sulle nubi e in acqua. A causa del riflesso si ebbe dunque l'impressione che la pista si trovasse alcune centinaia di metri prima della sua reale posizione. Un'illusione che causò una terribile tragedia.
La testimonianza del professore sopravvissuto
“Ho avuto la forza e il coraggio di vedere la carcassa di quell'aereo soltanto due anni fa, prima non lo avevo mai fatto”. Una confessione quella di Carlo Pavone, 61 anni, professore di Urologia all’università di Palermo, uno dei 21 superstiti di quel terribile incidente aereo avvenuto all’aeroporto di Punta Raisi esattamente 41 anni fa. Il medico, a quel tempo, era uno studente ventenne che stava tornando nella sua città dalla Capitale. “Penso che i superstiti, come lo sono io, debbano un doveroso ricordo alle vittime, anche ai loro familiari, che certe volte hanno pensato che c’era chi attraverso i racconti, i libri, le fotografie, avesse cercato di farsi pubblicità, ma non è così - dice Pavone -. La dinamica 41 anni dopo è ancora presente, nessuno l’ha di certo dimenticata. Ci ritrovammo in acqua all'improvviso, non avevamo capito che stavamo precipitando, ma già al momento della partenza si vedeva, si sentiva che qualcosa non andava. Dopo quell’incidente ho poi girato il mondo, per piacere e per lavoro, ma sono ormai tanti anni che non piglio più l’aereo”. Pavone poi si chiede se “quello accaduto 41 anni fa accadesse oggi, a Punta Raisi, sarebbe lo stesso? Ai tempi ci furono rimpalli di responsabilità, dall’aeroporto ai ministeri, non funzionò nulla dei soccorsi, anzi nemmeno ci furono. Ci salvarono i pescatori”.