Non fu legittima difesa: quello che avvenne in via Brasca, a Falsomiele, la sera del primo ottobre del 2012, quando Gioacchino Di Domenico, 69 anni, imbracciò un fucile e sparò due colpi al genero, Emanuele Pilo, operaio dell'Amia di 27 anni - che, lasciato dalla moglie, minacciava di «ammazzare tutti» - fu un omicidio volontario, seppure attenuato dalla provocazione.
Come si legge sul giornale di Sicilia in edicola, a mettere un punto definitivo alla vicenda, come è stata adesso la Cassazione che, dopo ben cinque gradi di giudizio, ha confermato la condanna a otto anni di reclusione per Di Domenico, processato con il rito abbreviato.
Confermate contestualmente anche le provvisionali - che ammontano a circa cinquantamila euro - per i parenti della vittima, che si erano costituiti parte civile con l'assistenza dell'avvocato Salvatore Ruta.
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