Più di sei anni di indagini e ben tre richieste di archiviazione per scoprire che non vi sono elementi per sostenere le accuse di falso e abuso d'ufficio a carico di Roberto Tripodi, ex preside dell'Itis Volta, ed il collega catanese Orazio Lombardo in relazione alle presunte raccomandazioni durante il concorso per dirigenti scolastici del 2011. Come si legge in un articolo di Sandra Figliuolo sul Giornale di Sicilia in edicola, Per i due, che facevano parte della commissione d'esame, infatti, il gip Guglielmo Nicastro ha disposto finalmente l'archiviazione. Un terzo indagato, Salvatore D'Agostino, ex preside del liceo Galilei, era stato archiviato l'anno scorso. L'inchiesta della Digos, coordinata in tempi diversi dai pm Daniela Varone e Maria Teresa Maligno, era partita a febbraio del 2013, dopo l'esposto di una cinquantina di candidati al concorso per presidi che non avevano superato la prova. Denunciarono irregolarità ed in particolare venne segnalato un documento excel in cui accanto ai nomi di trentotto partecipanti Lombardo avrebbe annotato dei commenti ritenuti sospetti. La vicenda era già stata vagliata l'anno prima, cioè nel 2012, dall'Ufficio scolastico regionale, che aveva respinto il reclamo dei candidati, e dal Tar, che aveva bocciato il ricorso. I concorrenti non contestavano solo presunti brogli, ma sostenevano anche che Tripodi e D'Agostino, da presidente e vicepresidente dell'Asasi (Associazione delle scuole autonome della Sicilia, poi sciolta proprio per l'allontanamento di tanti iscritti in seguito all'indagine), si sarebbero arricchiti con i corsi di formazione propedeutici al concorso. In realtà avrebbero percepito solo 200 euro a titolo di rimborso per trasferta, pranzo e dispense fornite ai corsisti. Accuse comunque gravi che sollevarono un polverone. Tuttavia, il 7 ottobre del 2015 la Procura, non ravvisando elementi per sostenere le accuse, chiese una prima volta l'archiviazione del fascicolo. Il gip Fernando Sestito (oggi in Corte d'Appello) decise però di disporre ulteriori indagini, in seguito all'opposizione presentata dall'avvocato dei concorrenti. Seguirono altri due anni di approfondimenti, ma senza esito, visto che il 25 settembre del 2017 la Procura chiese nuovamente l'archiviazione. Il gip, un anno dopo, il 4 settembre dell'anno scorso, aveva però deciso di disporre ulteriori indagini, ma solo a carico di Lombardo. La Procura aveva quindi fatto nuovi accertamenti, disponendo anche una perizia sul documento excel, che il 39 novembre dell'anno scorso, confermava l'assenza di elementi per sostenere le accuse. Da qui la terza ed ultima richiesta di archiviazione, del 3 dicembre dell'anno scorso, che è stata poi accolta da un altro gip. Gli appunti di Lombardo a margine dei nominativi di partecipanti al concorso «sono risultati essere - si legge nell'istanza del pm - delle mere annotazioni utilizzabili sia ai fini della valutazione della prova scritta che come promemoria per l'ulteriore esame del candidato nella fase della prova orale, in ossequio peraltro a quanto prescritto da un decreto del Miur, dal quale si ricava chiaramente che, in sede di prova orale, è consentito richiamare anche i contenuti dell'elaborato scritto». Inoltre si ravvisa la «mancanza di dolo dell'indagato Lombardo» per l'accusa di falso, peraltro «già prescritta, atteso che la data di consumazione risalirebbe al 10 gennaio 2012». Per Tripodi, il pubblico ministero parla non solo di «infondatezza della notizia di reato», ma rimarca come anche in questo caso «i reati per cui si procede sono prescritti». Si sofferma anche su un presunto uso illecito dei locali dell'Itis Volta per i corsi dell'Asasi, messo in luce da un'annotazione della squadra mobile del 27 ottobre 2014 e sull'ipotesi di interesse privato in atti d'ufficio, che «risalirebbe agli anni 2010-2011», dunque prescritta. Questa volta l'archiviazione è stata accolta e come commenta con amarezza Tripodi ci sono voluti «sei anni di indagini per arrivare a una conclusione che poteva essere accertata in sei settimane, con presidi sbattuti come mostri in prima pagina, sulla base delle accuse che la Procura, per tre volte, ha definito infondate».