Porto d'armi concessi in cambio di denaro, refurtiva trafugata, denunce fatte ritirare o «aggiustate», irregolarità persino in un arresto, con l'affidamento dell'indagato, colto in flagrante e non piantonato dagli agenti, a tre guardie giurate. Con queste accuse sei poliziotti del commissariato di Partinico risultano indagati. Oltre a loro, nell'inchiesta sono coinvolti anche tre cittadini che avrebbero chiesto favori e tre vigilantes. In totale 12 persone.
Le accuse sono, a vario titolo, corruzione, peculato (anche per l'uso delle auto di servizio), concussione, falso, abuso d'ufficio, favoreggiamento reale e personale e accesso abusivo ai sistemi informatici delle forze dell'ordine.
Come riporta Riccardo Arena in un articolo sul Giornale di Sicilia, i sei poliziotti sono Pietro Tocco, 55 anni, originario di Camporeale; la moglie Giuseppina Grillo, 53 anni, di Alcamo; il collega Giovanni Vitale, altro alcamese di 44 anni; il sovrintendente capo Fulvio Silvestri, 46 anni, di Palermo; poi l'ispettore capo Antonio Gaspare Di Giorgi, 52 anni, residente a San Cipirello; e infine Vincenzo Manzella, assistente capo di 44 anni del commissariato di Partinico. Le persone che avrebbero chiesto favori indebiti sono Carmelo Fratello, 81 anni, di San Giuseppe Jato (per il porto d'armi avrebbe pagato o promesso 250 euro a Tocco); Vincenzo Manta, 49 anni, e Salvatore Scianna, di 51. Sotto inchiesta pure le guardie giurate Salvatore Davì, 57 anni, Daniele Di Maggio, di 37, e Marcello De Luca, di 38, tutti accusati di favoreggiamento.
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