Rapina e lesioni personali: “Non è stata raggiunta la prova della responsabilità oltre ogni ragionevole dubbio”. Così la Corte d’Appello di Palermo assolve un giovane dopo dieci anni dai fatti. Davide Aliotta, allora ventiduenne, di Bagheria, venne accusato di avere percosso con violenza un giovane coetaneo di origini tunisine all’uscita da una sala poker di Ficarazzi e di averlo poi rapinato della somma di 190 euro.
Al pestaggio quella sera si sarebbero avvicinate altre persone che nell’intento di dissuadere l’aggressore avrebbero a loro volta partecipato alla discussione dando luogo ad una vera e propria rissa. La vittima con il volto tumefatto e stordito dalle botte, dopo diversi tentativi riusciva a scappare ed arrivare al Pronto Soccorso. Scatta così la denuncia. Il tunisino fornisce indicazioni agli agenti del commissariato di Polizia per l’identikit del suo aggressore, consentendo di risalire a Davide Aliotta, un pregiudicato di 22 anni residente a Bagheria.
Il lungo processo di primo grado si concludeva con la condanna dell’uomo, inflitta dalla Quarta Sezione Penale del Tribunale di Palermo, a 3 anni e 2 mesi di reclusione in carcere. Oggi la Corte d’Appello di Palermo Sezione Seconda penale, ha assolto l’uomo con la formula “per non avere commesso il fatto”. I giudici della Corte territoriale hanno dunque, ratificato il corretto argomentare dei motivi d’appello presentati dal difensore dell’imputato, l’avvocato Fabio Trombetta del Foro di Termini Imerese. “Tante le secche del dubbio processuale - ha detto l’avvocato Trombetta- che si sono strette attorno all’accusa e che hanno portato i Giudici della Corte ad assolvere l’uomo”.
La vittima infatti, sarebbe stata sentita più volta in dibattimento ma, a distanza di anni non era più sicura che a commettere il resto fosse stato l’imputato, vista la concomitante presenza di altri soggetti che litigavano tra di loro nell’intento di dividere. Il tunisino addirittura, durante la sua deposizione, avrebbe messo in dubbio di avere subito il furto del portafoglio con all’interno la somma di denaro, non escludendo altresì, di averlo smarrito nella confusione. Così, dopo oltre dieci anni dai fatti, la Corte d’Appello ha assolto Davide Aliotta “per non avere commesso il fatto”.
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