«Si parte da un dato di fatto che le indagini e i processi su via D’Amelio sono stati caratterizzati da gravissime omissioni e irregolarità, queste omissioni e irregolarità, e lo sancisce la stessa sentenza conclusiva del processo quater, sono state funzionali al depistaggio, cioè a quel processo deviato che poi ha permesso l'occultamento quindi l’allontanamento della verità». Lo ha detto Fiammetta Borsellino, figlia del giudice ucciso dalla mafia, con riferimento ai magistrati indagati dalla procura di Messina nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio.
Fiammetta Borsellino ha parlato a margine del dibattito a palazzo Steri, sede del rettorato, nell’ambito del Master Apc, nato da una convenzione fra gli atenei di Pisa, Torino, Napoli, Palermo e Libera, alla presenza dell’ex presidente della Commissione antimafia Rosi Bindi e del presidente dell’antimafia regionale Claudio Fava.
«Mi sembra quasi un atto dovuto il fatto che si dovesse avviare un procedimento di accertamento di responsabilità, perché come più ho detto le cose non avvengono per magia o per virtù dello spirito santo, ma ci sono sempre persone dietro le cose che si fanno», ha aggiunto.
«Quanto accaduto sicuramente è un tassello, ma costituisce un punto di inizio di un percorso difficile, perché chi ha lavorato male, ha compromesso, ahimè, quasi per sempre la possibilità di compimento di questo giusto percorso di verità, quindi ha una responsabilità morale gravissima, morale prima di quella giudiziaria».
Sul fatto che a restare coinvolti sono magistrati come il papà Paolo, Fiammetta Borsellino ha replicato ai cronisti: «Fa male, è ovvio che fa male, ma sappiamo benissimo che in questo Paese delle cose si compiono anche perché all’interno delle istituzioni, della politica, e vediamo oggi anche della magistratura come il caso del Csm è lampante, alcune cose avvengono anche perché certi ambienti a volte vengono contaminati».
(ANSA)
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