Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Falsi incidenti e ossa rotte, truffe in tutta Palermo: 3 capi si erano divisi la città

Le truffe riguardavano tutta Palermo. Era infatti "orizzontale" l'organizzazione della banda che truffava le compagnie assicurative con falsi incidenti e spesso anche ricorrendo a menomazioni di complici per rendere più verosimili i sinistri. C'erano diversi capi che si erano divisi la città, un particolare spiegato dal capo della squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti che ha svolto l'inchiesta. L'indagine, coordinata dalla Procura di Palermo ha portato ieri a 42 fermi attraverso due operazioni di polizia e guardia di finanza denominate “Tantalo bis” e "Fides". I capi complessivamente erano tre e gestivano un giro di denaro di circa 2 milioni di euro. Al vertice dell'organizzazione c'era Giovanni Napoli, 44 anni, detto "fragolina" che non solo gestiva le pratiche di risarcimento, ma era anche operativo e in alcuni casi avrebbe anche procurato le lesioni ai beneficiari della truffa. "In una sola notte anche sette persone venivano menomate. I casi che abbiamo ricostruito sono numerosi", ha spiegato Ruperti. Insieme a Napoli a guidare l'organizzazione ci sarebbe anche Antonino Di Gregorio, 44 anni, e Domenico Schillaci, titolare del bar "Dolce Vita" di via Brunelleschi a Palermo, che viaggiava a bordo di una Porsche ed era proprietario di un gommone fuoribordo e di una potente moto. La contabilità veniva tenuta con precisione in una sorta di libro mastro: ai nomi delle vittime seguivano le cifre corrisposte per ogni falso incidente. Il prezziario dell'orrore, ritrovato dagli inquirenti, ha confermato i sospetti degli investigatori. Un raggiro da 2 milioni di euro pensato da tre organizzazioni criminali, ciascuna con un suo capo, che si erano spartite la città di Palermo. Oltre 250 gli indagati, 42 i fermi per una inchiesta che squarcia il velo su una realtà fatta di povertà e degrado e racconta di persone disperate disposte a farsi menomare da veri e propri spaccaossa pur di intascare qualche migliaio di euro per pagare le bollette. Quello di ieri è solo l'ultimo capitolo di una vicenda che nei mesi scorsi ha già portato in carcere decine di persone. Il meccanismo è quello del passato: la banda, che gode della complicità di periti assicurativi, medici e vittime, simula incidenti mai avvenuti per intascare i premi che divide con gli altri protagonisti del raggiro. In alcuni casi, per rendere più verosimile la messa in scena, alla falsa vittima del sinistro sono state procurate menomazioni fisiche anche gravissime come fratture e rotture di arti. Le indagini si sono anche avvalse della collaborazione di tre uomini che erano stati arrestati lo scorso agosto che hanno raccontato che vittime venivano scelte tra i tossicodipendenti, persone con disturbi psichici e donne che in condizioni di povertà che si prestavano a mettere in scena i falsi incidenti.

leggi l'articolo completo