Un notaio di Valledolmo avrebbe sfruttato alcuni operai agricoli in campagna e costretti ad accettare, anche con minacce, retribuzioni di appena 25 euro al giorno, rispetto ai 65 riportati solo formalmente nelle buste paga. I carabinieri della compagnia di Lercara Friddi hanno dato esecuzione a un’ordinanza di arresti domiciliari emessa dal gip del tribunale di Termini Imerese, su richiesta di quella Procura della Repubblica, nei confronti di Gianfranco Pulvino, di 53 anni, accusato dei reati di sfruttamento del lavoro, caporalato ed estorsione in concorso con un proprio collaboratore, L.F., che è indagato in stato di libertà. L'indagine è stata avviata dalla stazione di Valledolmo nel luglio 2018 e portata avanti dai carabinieri di Lercara Friddi sino a gennaio 2019 per verificare la denuncia di caporalato nelle campagne. In particolare, i militari hanno accertato che il notaio e gestore di un’azienda agricola formalmente intestata all’anziana madre con terreni sparsi a Valledolmo, Caltavuturo, Sclafani Bagni e Vallelunga Pratameno, avrebbe assunto manodopera per lavori nei campi sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento fino a 13 ore al giorno, senza maggiorazioni per il lavoro straordinario, notturno o festivo, approfittando del loro stato di bisogno. Inoltre, avrebbe istruito i propri dipendenti, consegnando ad ognuno un foglio di carta, che rappresentava una sorta di “vademecum”, dove avrebbe scritto le notizie da fornire in caso di controlli ispettivi da parte degli organi di vigilanza. I carabinieri hanno riscontrato poi che avrebbe costretto i lavoratori, dietro minaccia del licenziamento, a restituire in contanti parte delle somme loro corrisposte con gli assegni mensili, solo formalmente rispondenti alle previste buste paga, facendoli persino accompagnare in banca dal suo fidato collaboratore L.F. per incassare gli assegni e subito restituire le somme pretese.