Maxi confisca di beni per Stefano Parra, considerato il "re" delle cave e del calcestruzzo di Palermo, condannato in passato per concorso esterno in associazione mafiosa. Ne dà notizia in esclusiva un articolo di Leopoldo Gargano sul Giornale di Sicilia in edicola. Nel provvedimento della sezione misure di prevenzione del tribunale sono finiti cave, impianti, aziende edili, quote societarie, terreni e immobili. I giudici hanno riconosciuto una forte sproporzione tra i redditi dei presunti titolari di quattro aziende edili e di calcestruzzo, considerati dei prestanome di Parra) ed i loro investimenti per avviare le società. Per i giudici le ricchezze dell'imprenditore, originario di Partinico, sarebbero legate al suocero di Parra, Leonardo D'Arrigo, considerato un "pezzo grosso" della cosca mafiosa partenicense. Quella di Parra è una figura abbastanza particolare. Nel 2000 venne arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, perchè ritenuto vicino appunto alla cosca di Partinico. Poi, sembrò aver cambiato strada e si avvicinò al mondo dell'antiracket, addirittura sottoscrivendo l'impegno del «patto degli edili» per non pagare più il pizzo e denunciare ogni forma di estorsione». La Dia però è convinta che Parra non abbia mai rotto certi suoi legami con la mafia locale. Tutti i dettagli sul Giornale di Sicilia in edicola.