Il baricentro del mandamento di Brancaccio spostato a Ciaculli. Un cambiamento che, come si legge sul Giornale di Sicilia in edicola, gli inquirenti attribuiscono a Leandro Greco, nipote 29enne di Michele Greco e di Nunzio Milano, anziano boss di Porta Nuova. Il giovane rampollo ai vertici nonostante l'età è un'anomalia, ma è a lui che si deve anche la nuova denominazione Ciaculli-Brancaccio e non viceversa dopo il lungo dominio dei fratelli Graviano. Quella dei Greco è una saga che non si interrompe. Leandro Greco spunta tra i personaggi che volevano rifondare la mafia palermitana e la sua cupola. A 29 anni si era seduto già attorno al tavolo di una presunta nuova commissione mafiosa insieme a un altro rampollo di mafia, Calogero Lo Piccolo, 45 anni, figlio del boss palermitano Salvatore, che però ha già pesanti condanne per mafia ed estorsioni mentre lui non aveva precedenti penali. La famiglia Greco, torna dunque alla ribalta a Palermo. Leandro è figlio di Giuseppe, che sposò una ragazza dal cognome pesante nel mondo di Cosa nostra: Milano. Erano gli anni in cui i matrimoni servivano a rinsaldare potere e alleanze nel pianeta mafia. Una consuetudine diventata più rara ma non scomparsa se si considera che il fratello di Leandro ha sposato nel luglio scorso la figlia di Gregorio Di Giovanni, potente mafioso di Palermo centro. Ma Giuseppe voleva stare al di fuori di quel mondo e seguire la sua passione per il cinema: nella tenuta della Favarella fece installare una vera e propria sala cinematografica dove proiettava per se e gli amici i film che gli piacevano. Realizzò anche tre film. Del più noto "Crema, cioccolata e pa...prikà" curò la sceneggiatura. Morì nel 2011, a 58 anni, e sembrava che con al sua morte si fosse chiuso il ciclo dei Greco mafiosi. Suo padre, Michele, morì invece a 84 anni nel 2008 in una stanza di una clinica romana dov'era ricoverato da detenuto: era in carcere da oltre vent'anni, Con lui se ne andarono oltre trent'anni di segreti, di rapporti tra malaffare e politica, di gestione dell'economia siciliana e non solo. Amico di politici e colletti bianchi, Michele Greco ha sempre detto di essere ''un agricoltore, uno sperimentatore di innesti di agrumi'' gestendo i mandarineti della sua tenuta. Camminava con la bibbia in tasca, teneva i Vangeli sul suo comodino a casa o nella cella di Rebibbia, la citava continuamente. Durante l'ultima udienza del maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino nell'aula bunker dell'Ucciardone, Michele Greco prese la parola, e rivolgendosi alla Corte d'assise disse: "Auguro a tutti voi la pace, perchè la pace è la tranquillità dello spirito e della coscienza, perchè per il compito che vi aspetta la serenità è la base per giudicare. Non sono parole mie, ma le parole che nostro signore disse a Mosè...''. Venne condannato all'ergastolo. Il nipote forse ha vissuto nel mito del nonno. A casa sua i carabinieri gli hanno trovato un anello d’oro con le iniziali M. G. (Michele Greco) e una bottiglia col faccione di Marlon Brando nel celebre «Padrino».