Restano in carcere 11 dei 12 fermati dalla dda di Palermo nell’operazione denominata «Barbanera» che ha disarticolato un’organizzazione criminale che gestiva i viaggi dei migranti dalla Tunisia alla Sicilia a bordo di gommoni veloci. Sulle imbarcazioni venivano caricate anche casse con sigarette di contrabbando, smerciate poi a Palermo. Per uno dei fermati il gip ha disposto i domiciliari.
Nel blitz è finito in manette anche il capo della banda, il tunisino Fadhel Moncer, soprannominato Barbanera proprio per la sua folta e lunga barba. Secondo i pm Marzia Sabella e Gery Ferrara, che hanno coordinato l’inchiesta, la banda negli ultimi due anni avrebbe gestito decine di traversate verso le coste siciliane e reinvestito i soldi guadagnati in attività economiche intestate a dei prestanome.
La caratura criminale di Moncer viene fuori da alcune conversazioni telefoniche intercettate in cui il tunisino ammetteva di aver sollecitato la falsificazione di verbali di arresto e di aver pagato una tangente ai funzionari locali della polizia tunisina della città di Kelibia in occasione del fermo di uno dei suoi complici.
Ai migranti fatti entrare in Italia l’organizzazione garantiva la possibilità di un contratto di lavoro fittizio, anche di tipo stagionale. Almeno in sette occasioni, oltre ai profughi, sono stati introdotti in Italia tabacchi di contrabbando per centinaia di migliaia di euro.
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