Si terrà domani, davanti al gip, l'udienza di convalida del fermo di Salvatrice Spataro, 45 anni, e dei figli Vittorio e Mario Ferrera di 21 e 20 anni, accusati dell’omicidio di Pietro Ferrera, marito e padre, ucciso la notte tra venerdì e sabato nell’abitazione in via Falsomiele a Palermo.
Qualcuno dei parenti ha persino applaudito e mandato baci, quando Salvatrice Spataro e i figli sono usciti dalla questura per essere portati in carcere, subito dopo l'omicidio del marito della donna e del padre dei due ragazzi, Pietro Ferrera.
Un delitto che tutti e tre hanno confessato di aver compiuto. Eppure, per quelle tre persone che per una notte sono diventate, di fatto, degli assassini, è scattato persino un applauso. Certo, erano persone che sicuramente volevano del bene, alla Spataro e ai suoi due figli, ma è stato un gesto che forse ha significato più di mille parole. Probabilmente chi era di fronte la questura, in quel momento, sapeva come si era arrivati a questo punto. Sapeva delle liti e dell'inferno familiare, e probabilmente in cuor loro quel gesto, quelle pugnalate che comunque rimangono ingiustificabili, poteva avere un senso.
Eppure, non deve essere sempre stato così. La famiglia Ferrera un tempo era unita. Lo si capisce dai post di Facebook e da quello che dico i vicini di casa. Quest'ultimi hanno confermato che ultimamente la situazione in quell'abitazione di via Falsomiele era molto, molto tesa e troppo spesso si sentivano urla, ma prima non era così. "Non sappiamo cosa sia successo, ma di sicuro qualcosa è cambiato", aveva detto subito dopo l'omicidio uno di loro.
E anche su Facebook si capisce che prima nella famiglia Ferrera c'era unione, e anche amore. "Dio ci ha donato un padre straordinario", scriveva uno dei figli due anni anni, in occasione del compleanno del genitore. Una foto tutti insieme in piazza San Pietro, a Roma. Vittorio era entrato nell'esercito, come aveva fatto il padre, ex militare ora in pensione. E poi i post di foto con la madre, della loro unione, del grande affetto che li legava. "Una famiglia normale", continuano a dire i vicini. Fino a che qualcosa si è rotto. Per sempre.
"Bisogna inserire quanto è successo in una cultura medievale dove le parole parità, divorzio, separazione non esistono - dice
l'avvocato Maria Antonietta Falco che difende la donna e i ragazzi - I racconti dei tre erano sconvolgenti. Possono riassumersi in tre parole: terrore, disperazione e violenza. Il pm Gianluca De Leo ha dimostrato una grande sensibilità nel corso degli interrogatori. Quanto è successo in quella casa in tutti questi anni è stato terribile. E’ incredibile che tra quattro mura possano avvenire fatti di questa violenza. La moglie ha cercato in tutti questi anni di resistere e proteggere i figli. Anche loro vittime dell’uomo - aggiunge l'avvocato - Per questo non ha mai denunciato. Ma la misura era davvero colma nelle ultime settimane tanto che il figlio aveva incontrato una poliziotta al commissariato Brancaccio per presentare denuncia. Farò il possibile per ottenere la loro scarcerazione».
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia