“C’è una mappa fatta… non ti sto scherzando, io l’ho vista… proprio mappa fatta”. Come si evince dall’intercettazione del fermo dei carabinieri “Cupola 2.0”, che ha fatto finire in cella 48 persone una settimana fa, esisterebbe da qualche parte una mappa geografica scritta, dove sono tracciati tutti i confini territoriali fra i clan, strada per strada, quartiere per quartiere.
A parlare del documento, fondamentale per evitare pericolosi sconfinamenti nei “feudi” altrui, è uno degli appartenenti al clan di Porta Nuova, Rubens D’Agostino, in una conversazione captata il 14 aprile dell’anno scorso, come si può leggere in un articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia oggi in edicola.
“Qua appartiene alla Noce, corso Finocchiaro Aprile è Noce”, così spiega l’indagato all’interlocutore che è con lui in macchina e che sembra avere poca conoscenza della geografia di Cosa nostra, tanto che risponde: “Alla Noce? Pensavo che era Capo qua… Ho capito, intanto è attaccato con la Zisa ed è Noce?”.
D’Agostino riprende imperterrito il suo discorso: “Qua è Porta Nuova… fino al panellaro, non mi ricordo fino a dove minchia è… la parte di là dentro, delle catacombe, è Porta Nuova…” e poi, di fronte alle perplessità dell’altro, svela: “Guarda che c’è una mappa fatta, io l’ho vista… proprio mappa fatta!”.
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