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Casteldaccia, a Palermo l'ultimo omaggio alle vittime: in Cattedrale palloncini e applausi

I funerali delle nove vittime di Casteldaccia

Palermo e il resto della Sicilia salutano le vittime di Casteldaccia con la rabbia e le lacrime per una tragedia che ha lasciato un segno nel cuore di tutti.

L'intensità del dolore è venuta fuori già ieri in piazza Ingastone, alla Zisa, con la folla di gente davanti alla chiesa dedicata alla Madonna di Lourdes, dove è stata allestita la camera ardente per i nove morti del nubifragio di sabato notte che ha distrutto due famiglie lasciando il vuoto nella vita di chi è sopravvissuto.

Oggi è stato il giorno dell'ultimo saluto, in forma solenne nella Cattedrale di Palermo. Una cerimonia chiesta dagli stessi familiari delle vittime. Un lungo applauso ha accompagnato l'uscita dei feretri dalla chiesa della Zisa verso la Cattedrale dove una folla di persone si è radunata da stamattina.

Ad accogliere le bare anche gli amici di Federico Giordano, il 15enne morto mentre tentava di soccorrere la sorellina Rachele, anche lei annegata nella villetta abusiva travolta dalla piena del fiume Milicia. I giovani gridavano in coro "Federico sempre nel cuore", mentre all'ingresso della cattedrale venivano appesi palloncini bianchi. A celebrare i funerali c'erano monsignor Giuseppe Oliveri, il vicario generale di Palermo, e monsignor Filippo Sarullo. L'arcivescovo Corrado Lorefice è all'estero ma ha inviato un lungo messaggio di vicinanza ai familiari delle vittime "in un momento di dolore così forte e lacerante".  (Leggi il messaggio integrale)

Momenti di tensione per la chiesa gremita e per la calca, tanto che una delle familiari delle 9 vittime si è sentita male ed è svenuta prima dell'inizio della messa. Sulla bara bianca della piccola Rachele, morta a un anno di età, sono stati sistemati dei peluche. Sotto è stata messa una foto della bambina con scritto: "Nessuno muore sulla Terra finché vive nel cuore di chi resta".

"La morte è sempre dolorosa, ma lo è soprattutto quando essa viene improvvisa e inattesa a toglierci dal fianco le persone che amiamo, quelle su cui contavamo ancora e che erano parte della nostra stessa vita - è un passo dell'omelia di monsignor Oliveri -. Un affettuoso pensiero, ugualmente carico di umana e cristiana solidarietà, permettetemi di rivolgerlo anche nei confronti del dottor Giuseppe Liotta del quale continuano le ricerche e dei suoi familiari che vivono ore di ansia per il loro congiunto. Nonché delle altre vittime dei violenti nubifragi dei giorni scorsi".

E ancora: "Certo, è lecito e forse anche doveroso, che anche ci si interroghi a tutti i livelli per cercare di dare una spiegazione a quello che appare inspiegabile e, comunque, inaccettabile. Ma speriamo vivamente che lo si faccia non per alimentare inutili polemiche o favorire il ben noto e insopportabile rimpallo di responsabilità, quanto per rendere giustizia, nella verità, a chi non c’è più e porre i necessari provvedimenti affinché si eviti il ripetersi di tali eventi".

Si assiste con le lacrime alle scene di addio, si vive con ansia e un filo di speranza la ricerca di Giuseppe Liotta, il medico palermitano disperso da sabato sera nelle campagne di Corleone. Nelle gole del Drago sono stati trovati quelli che potrebbero esse i suoi indumenti: un paio di jeans e una cinta, mentre in mattina era stato rinvenuto il suo giubbotto. Le ricerche vanno avanti, ma di ora in ora cresce l'angoscia per il quarantenne di cui si sono perse le tracce mentre in auto stava andando in servizio in ospedale.

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