Continua la campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle violenze continue di detenuti a danno di tutti i poliziotti penitenziari. A denunciarlo il sindacato autonomo degli agenti di polizia penitenziaria Sappe a Palermo. Oggi il sindacato ha organizzato un sit in davanti al carcere Ucciardone. Il segretario del Sappe Sicilia, Calogero Navarra, spiega il disagio e la tensione con cui lavorano gli agenti di polizia penitenziaria in Italia e in Sicilia: “Questa mattina abbiamo deciso di manifestare davanti al carcere Ucciardone, storico penitenziario siciliano. Le ultime aggressioni agli agenti di polizia penitenziaria siciliani sono accadute a Messina, a Trapani, a Palermo al carcere Pagliarelli e ad Agrigento. I detenuti non accettano spesso delle regole e delle ristrettezze prescritte dal regolamento carcerario e vanno in escandescenze e aggrediscono gli agenti che possono solo difendersi ma non reagire. Negli ultimi anni gli agenti di polizia penitenziaria rischiano di essere accusati del reato di tortura o di abuso di potere. Prima – spiega Navarra - la legislazione ci permetteva di isolare il detenuto aggressivo, di immobilizzarlo e privarlo degli indumenti per evitare che si potesse togliere la vita. Oggi non possiamo a stento difenderci”. L’Unione europea ha condannato l’Italia perché ha ristretto i detenuti anche in meno di tre metri quadri. “In alcune sezioni carcerarie i detenuti hanno la possibilità di circolare da una stanza all’altra e nei corridoi. Nel carcere Ucciardone un solo agente di polizia penitenziaria si trova a dover vigilare su 70 detenuti che circolano nel carcere. C’è un alto tasso di litigiosità tra gli stessi detenuti e anche una forte aggressività nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria. Le aggressioni avvengono spesso proprio da detenuti in regime di vigilanza dinamica ed in regime aperto imposti dal dap e questo destabilizza la sicurezza in tutte le carceri, considerato anche una porte carenza di personale tra gli agenti di polizia penitenziaria”. “Così - conclude Navarra - alla generale conduzione di tante carceri italiane, fallimentari sotto il profilo dell’organizzazione dei servizi dei poliziotti e delle relazioni sindacali si uniscono delle direzioni che pensano più alle necessità dei detenuti che non al benessere lavorativo della polizia penitenziaria”.