Sono stati sequestrati 60 milioni di euro all’esperto fiscale-tributario ed imprenditore operante nel settore alberghiero ed immobiliare, Giovanni Savalle, ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro.
Il nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo ed il Ros dei carabinieri hanno dato esecuzione, in un’operazione congiunta e coordinata dalla procura della repubblica di Palermo, ad un provvedimento di sequestro, emesso dal tribunale di Trapani - sezione penale e misure di prevenzione.
Tra i beni sequestrati a Savalle, tributarista e imprenditore, c'è anche la struttura dell'ex hotel Kempisky, resort di lusso di Mazara del Vallo. L'immobile e tutta l'area con terreno e piscina finiti sotto sequestro erano di Savalle.
L'attività, gestita da una società totalmente estranea all'indagine, resta però in funzione. La società subentrata a Savalle ha in affitto la struttura dall'amministratore giudiziario a cui paga il canone.
«Sottolineiamo l’estraneità di Giovanni Savalle alle contestazioni e ai pesanti sospetti sollevati. Il nostro assistito non ha nulla a che spartire col mafioso Matteo Messina Denaro ne è mai stato consapevolmente contiguo a mafia e mafiosi di cui non hai mai cercato appoggio o sostegno né esplicito né implicito, per alcunché. Non ha intrattenuto né intrattiene alcuna relazione con patrimoni di illecita o illegale formazione o provenienza. E riguardo ai vecchi procedimenti per i quali viene chiamato in causa, non può non rilevarsi come, in gran parte, si tratti di questioni ormai definite». Così in una nota gli avvocati Francesco Messina e Antonino Carmicio che assistono il commercialista Giovanni Savalle a cui i carabinieri del Ros e la Guardia di Finanza coordinati dalla procura di Trapani hanno sequestrato beni per 60 milioni di euro.
«Savalle resta a disposizione degli organi inquirenti ai quali darà piena collaborazione e ogni necessario chiarimento ai fini dell’indagine in corso - aggiungono i legali - Ma poiché ogni provvedimento di prevenzione è basato sul sospetto investigativo, attendiamo fiduciosi lo sviluppo del procedimento, certi della buona fede e della legittima condotta del nostro assistito. Che attende con ansia che la giustizia faccia celermente il proprio corso affinché dubbi e sospetti avanzati sulla sua persona e integrità, siano fugati pienamente dalla magistratura giudicante».
S. I.
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