Due donne incinte e un bambino, che erano sul barcone con 450 migranti, sono stati trasportati nell'ospedale Civico di Palermo da personale dell'Elisoccorso che li ha prelevati a Lampedusa, dove erano stati portati per i primi soccorsi.
Secondo quanto si apprende, sono in discrete condizioni di salute. Nell'isola delle Pelagie ci sono altri tre migranti in attesa di essere trasferiti in ospedali della Sicilia con il 118: un giovane fortemente disidratato, un uomo con un'otite ed un altro paziente.
L'imbarcazione era stata svuotata questa mattina: 176 persone sono infatti sul pattugliatore Protector, inserito nel dispositivo Frontex, e altre 266 sul Monte Sperone della guardia di finanza.
Otto persone, tutte donne e bambini, sono invece state già trasportate a Lampedusa a bordo di motovedette della guardia costiera per motivi sanitari. «Siamo stati due giorni in mare, senza mangiare, abbiamo avuto paura di morire. Per fortuna ci hanno soccorsi, adesso stiamo meglio».
Così Luna, 24 anni, eritrea, una delle donne tra gli 8 migranti trasferiti a Lampedusa e poi con l’elisoccorso all’ospedale Civico di Palermo per motivi di salute che era sul barcone con 650 migranti bloccato al largo delle coste sud della Sicilia dalla Guardia di finanza. Accanto a lei, nel reparto di ostetricia e ginecologia del nosocomio c'è una 17enne, anch’essa eritrea, incinta, al settimo mese, che non parla, ma è commossa e ha ancora paura per il proseguo della gravidanza. Luna, che è una sua amica, pur non essendo incinta è stata ricoverata nello stesso reparto per tenerle compagnia e sostenerla.
Sembra pelle e ossa, pesa 35 chilogrammi, ha 27 anni, e avrebbe trascorso «sette mesi drammatici» in Libia, dove sarebbe stata anche violentata, una delle donne trasferite. Non parla, tanta è la stanchezza, ma anche la paura, che le incutono i ricordi che non riesce a cancellare.
Ma appena arrivata in ospedale ha trovato la forza di gridare, indicando la figlia di 4 anni che era con lei: «non mangia da tre giorni, aiutatela, datele del cibo, subito, vi prego...». Poi si è chiusa in un silenzio carico di tensione da smaltire. Ed è stata la bambina, dopo avere mangiato latte e biscotti, a prendersi cura di lei.
E’ stata lei a scegliere, a Lampedusa, i vestiti per la madre tra quelli messi a disposizioni da associazioni di volontari. Ed è lei a tentare di farla sorridere cantando e ballando. Per la musica ha usato un cellulare messo a tutto volume. Ha cantato e danzato apparentemente felice. La madre l’ha guardata, ed è sembrata sorridere anche lei, ma soltanto con gli occhi, non ha la forza per fare altro.
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