Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Intercettazione "fantasma": i giornalisti dell'Espresso dovranno risarcire 30mila euro a Tutino

L'ex direttore dell'Espresso, Luigi Vicinanza, e i giornalisti Piero Messina e Maurizio Zoppi sono stati condannati dal giudice civile del Tribunale di Palermo a risarcire complessivamente 30 mila euro al medico Matteo Tutino per gli articoli pubblicati tra il 16 e il 31 luglio del 2015. Altri 20 mila euro dovrà versarli il gruppo editoriale L’Espresso. Tutino era assistito dagli avvocati Sabrina Donato e Giuseppe Cannizzo. I legali hanno chiesto e ottenuto anche un ulteriore somma di duemila euro (che dovrà versare ciascuno dei tre giornalisti) per la riparazione pecuniaria nel caso di diffamazione commessa a mezzo stampa stabilita dall'articolo 12 della legge sulla stampa. I giornalisti Piero Messina e Maurizio Zoppi sono gli autori dell'articolo sulla presunta intercettazione tra il governatore siciliano Rosario Crocetta e il suo medico, Matteo Tutino. Nel colloquio i due avrebbero parlato dell'allora assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino. Il medico, accusato di falso, truffa e peculato, secondo quanto ricostruito dai due giornalisti, avrebbe detto a Crocetta: "Lucia Borsellino va fatta fuori come il padre". Ma dell'intercettazione non c'è traccia. Il direttore Vicinanza e il Gruppo L'Espresso (condannato dal giudice civile) avevano ribadito l'esistenza dell'intercettazione. Per il giudice, invece, “è stata divulgata una notizia falsa dalla portata indubbiamente screditante dell’immagine e della reputazione dell’attore”. “Il giudice – dicono gli avvocati – ha osservato che il risalto dato alla notizia nonostante vi fosse stata la smentita della procura di Palermo ha palesato, altresì che la condotta del direttore ‘sia stata animata dalla coscienza e volontà di cooperare alla commissione della diffamazione. Conseguentemente ritiene questo giudice che sussista la responsabilità di Luigi Vicinanza a titolo di concorso doloso nella commissione del fatto illecito’”. Messina e Zoppi sono a processo davanti al tribunale monocratico per calunnia e pubblicazione di notizie false. L'inchiesta è stata condotta dal pm Claudio Camilleri.

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