PALERMO. Dalle stragi del 93 al business della carne imposta nei supermercati di Palermo e provincia. E’ questo il pedigree di mafioso di “razza” Pietro Formoso, di 69 anni, fratello di due boss coinvolti dall'attentato di cosa nostra a Milano del 1993. Pietro Formoso avrebbe anche un ruolo di rilievo nella famiglia mafiosa di Misilmeri. Con l'operazione “Gioielli di Famiglia”, condotta da carabinieri e guardia di Finanza e che ha portato all'arresto di sei persone e un divieto di dimora, è emerso che Formoso avrebbe piazzato la carne di una ditta amica nei supermercati di Palermo e provincia, a un prezzo più caro del solito. Fino ad oggi Formoso non era mai stato indagato per reati di stampo mafioso. Era stato già condannato con numerose sentenze per traffico di sostanze stupefacenti. Ma dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia è emerso un profilo di alto calibro all’interno della famiglia mafiosa di Misilmeri. Secondo quanto è emerso dalle indagini, avrebbe un ruolo di referente per il traffico internazionale di stupefacenti proveniente dalla Spagna e dalla Colombia. Sarebbe anche il punto di riferimento per le estorsioni nei confronti di imprenditori locali. Avrebbe anche autorizzato l’affiliazione di alcune persone alla famiglia mafiosa di Misilmeri. Dalle intercettazioni è emerso che Formoso ha intimidito un imprenditore palermitano al quale aveva affidato i gioielli del fratello Giovanni. Formoso avrebbe inviato i suoi fedelissimi a riscuote il danaro con metodi intimidatori.