PALERMO. Un’intera famiglia l’8 marzo del 2016 entrò in una gioielleria a Palermo non per fare acquisti ma per minacciare ed estorcere cinquemila euro ai titolari, una coppia palermitana. Questa l’accusa della Procura di Palermo. Il giudice Nicola Aiello ha rinviato a giudizio (il processo comincerà il 18 luglio davanti alla quinta sezione del Tribunale) Girolamo Carlino, il figlio Gianluca, Viviana Abbruzzese (moglie di Giacomo Carlino), Antonio Abbruzzese (suocero di Girolamo Carlino), Giuseppa Pizzo (suocera di Girolamo Carlino), Giovanni Carlino (fratello di Girolamo) e Fabio Federico (nipote di Girolamo Carlino). Secondo il racconto delle vittime, che hanno presentato anche le registrazioni delle telecamere, tutto è iniziato quando hanno deciso di rilevare la gioielleria acquistando anche la merce esistente e la strumentazione. L’orafo, Girolamo Carlino (zio di una delle vittime) che lavorava alle dipendenze della vecchia proprietaria, ha chiesto di rimanere dicendo di conoscere la clientela e parecchia gente del luogo. “In cambio di questa protezione - scrivono i titolari della gioielleria nella denuncia - pretendeva metà dell’incasso netto mensile esentasse. Rifiutando di essere messo in regola perché percepiva un’indennità di disoccupazione”. I titolari, dopo il primo mese di lavoro, spiegarono a Carlino che l’incasso netto era di quattromila euro e che quindi potevano dargli “solo” duemila euro. Così - secondo la ricostruzione dell’accusa - la famiglia Carlino decise di fare “irruzione” nel negozio e minacciare i titolari e i loro due bambini. Se non gli avessero dato i soldi, avrebbero “fatto saltare il negozio”. Dopo aver ottenuto la promessa di ricevere i soldi, la “ciurma” si è allontanata. Dopo la consegna di duemila euro, l’ira della famiglia Carlino non si sarebbe placata e sarebbero proseguite le minacce. Così i titolari della gioielleria hanno deciso di denunciare i sette che saranno adesso processati. L’avvocato Rosalia Alberghina, che assiste tutti gli imputati, dice in una nota: “Il signor Carlino Girolamo è lo zio del signor Carlino Nicolò, denunciante, ed è stato proprio lui a suggerire al nipote di rilevare la gioielleria nella quale lavorava da tanti anni e con l'accordo di costituire una società dato che lui conosceva i clienti ed aveva la competenza professionale (artigiano orafo) per gestire l'attività. Il Carlino non offre alcuna protezione, ma le proprie competenze di artigiano e l'esperienza decennale nel settore dato che il nipote non aveva mai lavorato nel campo. Il capo di imputazione contestato per la presunta aggressione al Carlino Nicolò è quello di percosse pertanto ogni riferimento ad un tentativo di strangolamento è fuorviante, errato oltre che privo di alcun riscontro probatorio (il video non ha ripreso nulla di tutto ciò, non ci sono referti di pronto soccorso e le persone sentite a sommarie informazioni dalla pg parlano solo di accesa lite verbale). Tra l'altro come si evince anche dal video il Carlino Girolamo fa uscire fuori dal negozio i suoi parenti”.