PALERMO. Dopo quasi cinque anni non ha ancora una soluzione il giallo sulla morte di Mario Biondo, il cameraman palermitano trovato privo di vita nella sua casa di Madrid nel maggio del 2013. Incongruenze, versioni diverse dei fatti, accuse reciproche intorno ad un caso su cui la procura generale di Palermo ha deciso di continuare ad indagare, avocando l'inchiesta che dovrà chiarire se l'uomo morì suicida o fu ucciso. In particolare il sostituto procuratore generale Domenico Gozzo, che conduce le indagini, ha chiesto al gip un incidente probatorio che, attraverso la nomina di periti, si faccia chiarezza su alcuni lati del caso ancora oscuri. Il primo punto su cui fare luce è il doppio segno di stretta trovato intorno al collo dell'uomo che, invece, stando alla sentenza venuta fuori dal processo si sarebbe suicidato, tesi però mai accolta dai suoi familiari. Così come le contusioni trovate sulla fronte di Biondo non si concilierebbero con l'assenza di segni di traumi accertata dalla consulenza della Procura. E poi c'è quella libreria. La libreria del suo appartamento, alla quale il cameraman si sarebbe impiccato e che invece, dalle foto scattate sulla scena del delitto, appare in perfetto ordine. Come è possibile che un uomo, in preda a quel tipo di spasmi ed in procinto di soffocare, non abbia fatto scivolare sul pavimento neanche un libro, un soprammobile? E' un interrogativo al quale chi indaga non riesce a dare una risposta. La richiesta di incidente probatorio è stata notificata, come persona offesa, alla vedova di Biondo, una nota giornalista spagnola, Raquel Sanchez Silva, che i magistrati palermitani hanno interrogato più volte. La moglie del cameraman venne sentita per approfondire alcune incongruenze presenti nei suoi racconti: a partire dall'ora in cui avrebbe saputo della morte del giovane marito, ai suoi spostamenti nel giorno del delitto.