PALERMO. “Questo Tribunale ha riconosciuto il contenuto denigratorio e intrinsecamente offensivo dell’espressione ‘lesbica’ riferita in modo gratuito e inopportuno. E invero la stessa appare, oltreché indice di cattiva educazione, idonea ad intaccare l’onore e la reputazione della destinataria”. Con questa motivazione il Gip Roberto Riggio ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura nei confronti di un indagato accusato di ingiuria per aver rivolto a una donna di 47 anni su Facebook la frase: “...hai voglia di rompermi i maroni, lesbica del cazzo? Vaffanculo”. Per il pm, “le predette frasi, sebbene caratterizzate dall’uso di espressioni rappresentative di concetti osceni e volgari, non presentano il contenuto ingiurioso, in quanto nessuna valenza offensiva può essere attribuita ai termini ‘lesbica’ e ‘vaffanculo’”. Di parere opposto il giudice che ha accolto la tesi dell’avvocato Marco Carnabuci, difensore della vittima. “Non possiamo ancora dire se dare della lesbica con evidente connotazione negativa a una persona sarà considerato reato ma il fatto stesso che il Tribunale di Palermo abbia deciso di proseguire un giudizio per verificare l’effettiva ricorrenza del reato è un significativo passo avanti”, dice Carnabuci. “In assenza di una specifica legge che contrasti l’omofobia - prosegue - è importante questa tendenza giurisprudenziale che comincia a stigmatizzare come illegittimi atteggiamenti e comportamenti chiaramente lesivi della dignità di ogni persona e delle sue libertà, non ultima quella relativa alla sfera sessuale”. “Il processo è ancora tutto da farsi - conclude - ma sembra di poter dire che il Tribunale di Palermo, rafforzando un recente ma apprezzato orientamento, stia contribuendo a costruire un trend giurisprudenziale tanto innovativo quanto apprezzato nel panorama nazionale. Del resto, negli ultimi mesi, troppi sono stati gli episodi in cui, con eccessiva disinvoltura, l’orientamento sessuale degli individui è stato utilizzato per offenderli. Dal mondo dello sport a quello della politica gli esempi potrebbero essere molti. Proprio per questo è importante che tutti vengano richiamati ad una responsabilità del linguaggio e delle parole”. Anche la senatrice Monica Cirinnà ha commentato l’ordinanza. “Dobbiamo dire basta con forza e senza esitazioni - dice - a tutti quei casi di omofobia più o meno velata. In tale ottica, pertanto, pronunciamenti chiari dei Giudici che indichino senza ambiguità la contrarietà alla legge di qualunque aggressione, fisica o verbale, sono elementi importanti per ricostruire una civiltà equa e rispettosa di ogni persona”.