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Processo sul Parco Cassarà di Palermo, chiesta la condanna per tre persone

PALERMO. Il pm Fabiola Furnari ha chiesto la condanna a quattro anni per Vincenzo Polizzi, responsabile della realizzazione del parco Cassarà, a due anni e mezzo Filippo e Francesco Chiazzese, due imprenditori. Il processo si svolge davanti al gup Fabrizio Anfuso. Altri sette imputati fra imprenditori, dipendenti e dirigenti comunali a cui sono contestati a vario titolo i reati di falso, omissione e disastro ambientale, sono stati rinviati a giudizio e il processo si sta svolgendo davanti alla terza sezione del Tribunale. Finirono nell’inchiesta sullo scandalo della “discarica” scoperta tre anni fa all’interno del parco Cassarà, il secondo più grande polmone verde della città dopo il parco della Favorita.

A giudizio ci sono Luigi Trovato e Francesco Savarino (direttori dei lavori), Emanuele Caschetto (legale rappresentante del consorzio che ha realizzato i lavori), l’imprenditore Gianfranco Caccamo, Giorgio Parrino, Michelangelo Morreale ed Eugenio Agnello (della commissione di collaudo).

Il parco, fortemente voluto dall’ex sindaco Diego Cammarata, venne realizzato – al costo di 11 milioni - su un’area che per decenni era stata abbandonata e utilizzata come discarica abusiva. Quando venne inaugurato, a novembre del 2011, c’era già una zona sotto sequestro per la presenza di eternit.

L’immenso polmone verde tra via Basile, corso Pisani e via Altofonte venne tuttavia da subito preso d’assalto dai palermitani. A dicembre del 2013, però, dalla terra, dopo forti piogge, vennero fuori altre lastre di eternit. Ed è da qui che è partita l’inchiesta della Procura che ha portato prima al sequestro dei 28 ettari di terreno ad aprile del 2014 e poi alla scoperta di una bomba ecologica con scarti industriali, inerti, copertoni, tubi di gomma, sabbie da verniciatura, plastica e altro materiale tossico.

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