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Turni per l’acqua a Palermo, Orlando: no scelte frettolose, situazione mutata

PALERMO. Decidere ora di passare alla turnazione è «una scelta frettolosa che il Comune non farà». Lo ribadisce il sindaco Leoluca Orlando che dice di assumersi «la responsabilità» del mancato provvedimento imposto dalla Regione, perché «ci sono tutte le ragioni tecniche per escludere ogni forma di razionamento». Una scommessa che Orlando ha scelto di fare «a prescindere» dalle prossime elezioni, anche perché la città è capitale italiana della cultura e aspetta migliaia di turisti e «non può farsi trovare a secco senza un valido motivo».

Sindaco, ha detto che la riduzione dei prelievi dagli invasi è insostenibile per la città. Perché?
«Nelle case dei palermitani da 20 anni non ci sono più bidoni e vasche piene d’acqua. Non c’è nessun razionamento in atto e garantiamo l’acqua a tutte le ore del giorno. La Regione ci ha già tagliato 300 litri al secondo, ogni altra riduzione ci imporrebbe turnazione».

 

Taglio che per la Regione sembra indispensabile per non intaccare ulteriormente le scorte…
«Credo che sia necessario in questo momento affrontare il problema senza fare scelte frettolose. Lo scorso anno, il 3 gennaio, la Regione aveva già disposto la turnazione e io mi sono opposto. Abbiamo fatto delle opere a spese dell’Amap, mi riferisco alla riparazione parziale della conduttura di Scillato che era invece di competenza della Regione, e non c’è stato bisogno di fare i turni. Ora siamo capitale italiana della cultura, a maggior ragione dico no visto quello che è successo l’anno scorso. Non capisco a quali logiche risponda questa premura di fare oggi la turnazione, quando negli invasi in 10 giorni abbiamo accumulato 17 milioni di metri cubi: significa due mesi in più di approvvigionamento. Non permetterò che si facciano scelte frettolose in danno della città e degli altri Comuni della provincia riforniti da Amap».

 

Quindi la pioggia caduta di recente per voi ha un peso diverso rispetto alla Regione?
«Il bilancio delle piogge è positivo, la situazione è radicalmente cambiata, fermo restando invece un atteggiamento di resistenza da parte di strutture regionali che in passato hanno condannato la Sicilia all’emergenza idrica. Mi augurio che il nuovo governo voglia chiudere con il passato, quando si buttavano a mare l’acqua di Rosamarina o di Scillato. Abbiamo avuto dal governo lo stato di calamità, l’approccio secondo me deve essere quello di affrontare in modo organico e risolutivo i problemi e non seguendo logiche di emergenza».

 

Però è proprio Musumeci che vuol chiudere i rubinetti, anche in vista dell’estate.
«Ho grande fiducia sul senso di responsabilità istituzionale di Musumeci e lo invito a riflettere su quello che gli viene riferito da quegli stessi tecnici che un anno fa volevano razionarci l’acqua. Facciamo lavorare in pace l’Amap, ho piena fiducia nell’azienda. In questo momento non c’è un problema per l’estate a condizione che si facciano i lavori per i quali abbiamo chiesto lo stato di calamità naturale. Quando arriveranno i poteri speciali potremo requisire i pozzi come impedire alle navi da crociera di riempire i loro serbatoi».

 

Decidere la turnazione può essere anche un fattore negativo alla vigilia delle elezioni. In questo tira e molla c’entra la data del 4 marzo?
«Posso assicurare che ogni ragionamento e scelta viene fatta a prescindere dalle elezioni, io sarò il sindaco di Palermo anche dopo il 4 marzo e non ho intenzione di cambiare posizione. Se qualcuno ha opinioni diverse utilizzi i poteri se li ha. Ma chiedo a Musumeci di non interrompere il rapporto di collaborazione istituzionale che voglio confermare».

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