ROMA. Il 2018 si è aperto con circa 1/3 di precipitazioni in meno (-29%) rispetto alla media storica, con crolli del 50% nel centro Italia e del 45% nel mezzogiorno, mentre nel Nord si è verificato un aumento del 5%, anche grazie alle abbondanti nevicate. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati di gennaio dell'Ucea (l'istituto di ricerca sul clima del Ministero delle Politiche agricole). Si aggrava - sottolinea la Coldiretti - una situazione già compromessa, con il 2017 che si è classificato in Italia come l'anno più secco dal 1800, con precipitazioni inferiori del 31% la media storica. La mancanza di acqua - sottolinea la Coldiretti - si fa sentire soprattutto nelle campagne, dove le piante da frutto in fase di rigonfiamento delle gemme o già fiorite per effetto del caldo hanno bisogno di acqua. Ma in sofferenza c'è anche il frumento, ed a rischio ci sono le semine ed i trapianti primaverili, come il mais e gli ortaggi. Non mancano tuttavia le preoccupazioni anche per gli usi civili, come a Palermo, dove è stato dichiarato addirittura lo stato di emergenza idrica da parte del Governo. L'andamento schizofrenico dell'inizio dell'anno è confermato anche dal caldo anomalo, con le temperature massime che sono risultate di 3,3 gradi superiori alla media storica, che hanno provocato la fioritura anticipata delle piante da frutto. Una finta primavera che ha risvegliato gli alberi, con i mandorli già in fiore e le gemme di albicocchi e peschi in fase di apertura, che rischiano di essere compromesse nel caso del possibile ritorno del freddo.