PALERMO. Sarà al procura generale di Palermo a occuparsi del caso del cameraman Mario Biondo. Il procuratore generale Roberto Scarpinato e il sostituto Domenico Gozzo hanno accolto la richiesta di avocazione presentata dai familiari del cameraman palermitano trovato morto nel suo appartamento di Madrid il 30 maggio 2013. I familiari si erano opposti alla richiesta di archiviazione del caso da parte dei pubblici ministeri Calogero Ferrara e Claudio Camilleri. La Procura aveva aperto un fascicolo per omicidio volontario contro ignoti con l’aggravante della premeditazione.
In Spagna invece il caso era stato archiviato come suicidio. Il fascicolo era stato inoltre rimandato a Palermo dopo che era stato spedito alla procura di Roma per un errore burocratico nell'interpretazione della legge che prevede la competenza del foro di Roma per tutti i casi di omicidio avvenuti all'estero. Ma il caso di Biondo non rientrava tra questi poiché precedente alla normativa che non è retroattiva.
Il corpo venne ritrovato appeso alla libreria del salotto. Il collo era avvolto da una pashmina di seta, ma senza stringere, con un nodo debole fissato in alto. Le gambe erano tese e i piedi toccavano il pavimento coi talloni. L’indagine sul fronte palermitano è rimasta in stallo per le due richieste di rogatoria inoltrate all’autorità spagnola che non ha collaborato in maniera decisiva e per l’esito a cui giunge il medico legale di parte, Paolo Procaccianti, che si allinea alle conclusioni cui si è giunti a Madrid.
Queste argomentazioni sono ritenute dalla famiglia in contrasto con le complessive risultanze della lunga istruttoria svolta dalla procura stessa. Adesso sarà la procura generale a condurre l'inchiesta.