PALERMO. La pioggia tanto attesa è arrivata ma è stata poca roba per evitare il ritorno alla turnazione in città. Il saldo tra quanto si preleva quotidianamente dai bacini e le ultime precipitazioni resta fortemente negativo, le previsioni meteo per i prossimi 10 giorni – nei limiti della loro attendibilità - non lasciano ben sperare.
E l’ultimatum per una nuova emergenza idrica - causata dalla grave siccità degli ultimi 2-3 anni che ha portato al prosciugamento anche delle riserve idriche - si avvicina sempre di più. L’11 gennaio tornerà a riunirsi il tavolo tecnico con Regione, Amap e Protezione civile che deciderà il da farsi ma, ad oggi, c’è la quasi certezza che non accadrà nulla di nuovo e beneaugurante fino a quella data. Partirà quindi la richiesta di dichiarazione di stato di emergenza che permetterà di pianificare - senza l’obbligo di lungaggini burocratiche - interventi straordinari a lungo termine, che richiederanno comunque tempo, o immediati, che comporteranno sacrifici e soldi pubblici.
Per tutti resta l’obbligo civico di ridurre al massimo gli sprechi. I quattro invasi che riforniscono la città e la provincia (Poma, Rosamarina, Scanzano e Piana degli Albanesi) sono agli sgoccioli. La situazione più grave resta quella del Poma che con il Rosamarina rifornisce principalmente la città che si beve 2.750 litri al secondo.
In tutti e due i bacini ci sono una ventina di milioni di metri cubi scarsi contro gli oltre 55 di un anno fa. Per correre ai ripari, l’Amap – che gestisce l’erogazione a Palermo e in altri 33 Comuni della provincia – ha chiesto all’Enel di fermare la produzione di energia elettrica al lago di Piana per poterla prelevare per l’uso potabile, ma questo sta costando all’ex municipalizzata 1,3 milioni di euro.
«Purtroppo le piogge che abbiamo avuto in questi giorni sono ben al di sotto delle aspettative, la turnazione oggi appare inevitabile. Se questo è stato finora evitato, è stato grazie al gran lavoro fatto al tavolo tecnico per la gestione oculata della risorsa acqua. Paghiamo la grave siccità degli ultimi anni, ora bisogna darsi da fare», spiega Franco Greco, dirigente del Servizio per la gestione delle acque del dipartimento regionale.
Se i timori diventeranno amara realtà, gli scenari non sono dei migliori. Tra le soluzioni tampone immediate indicate da Greco e che possono limitare i danni c’è l’approvvigionamento dalla sorgente di Presidiana, a Cefalù, ma si tratta di acqua con un «alto tasso di salinità che va miscelata e potabilizzata», mentre per farla arrivare in città si potrebbe usare la vecchia condotta di Scillato. Presidiana potrebbe fornire «300- 400 litri al secondo» spiega ancora Greco, che vuol dire oltre 34 milioni di litri all’anno che «farebbero molto comodo».
Nel peggiore dei casi, però, i sindaci potrebbero emettere delle ordinanze – pericolo sfiorato in passato – per chiudere i rubinetti a quegli esercizi commerciali che confezionano cibi, come i panifici, che sarebbero costretti a servirsi di autobotti, per rifornire invece le case. Perdite e sprechi «In questo momento le risorse più importanti a nostra disposizione sono la limitazione degli sprechi da parte di tutti e la limitazione delle perdite nella rete da parte dei gestori, anche con il contrasto ai furti di acqua», sottolinea ancora Greco.
«Bisognerà trovare soluzioni straordinarie da mettere in campo in tempi record» dice ancora Greco. Se la siccità continuerà, il suo ufficio chiederà al Genio civile l’elenco aggiornato dei pozzi della provincia dove poter prendere acqua, ma in questo caso si tratterebbe solo di spostare il problema, togliendo l’acqua da una parte per portarla da un’altra. Lo tesso discorso è valido anche per l’acqua che viene utilizzata per irrigare le campagne: in questo caso il problema sarà risarcire gli agricoltori per le perdite che ne conseguiranno
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