PALERMO. A scatenare il raptus omicida sarebbe stata una causa banale: l'uso eccessivo del computer contestato dall'anziano padre alla figlia, che trascorreva diverse ore davanti al pc. Il divieto di utilizzare il collegamento con internet ha innescato l'ennesima lite e Stefania Bologna, una donna con problemi psichici e un forte disagio familiare, ha impugnato un coltello da cucina e ha cominciato a colpire ripetutamente il padre Francesco, un pensionato di 71 anni, che è stramazzato per terra in un lago di sangue nel 2015. La donna è stata condannata a dieci anni dalla corte d’assise d’appello di Palermo che ha ridotto la precedente pena di 15 anni, escludendo l’aggravante della premeditazione.
La tragedia familiare è avvenuta a Carini, nel Palermitano. Secondo i carabinieri, che hanno subito fermato la donna con l'accusa di omicidio, il clima all'interno dell'abitazione di Corso Garibaldi era divenuto da tempo insostenibile.
Una situazione aggravata dall'instabilità psichica di Stefania Bologna, che in passato aveva tentato il suicidio. La difesa, rappresentata dall’avvocato Giampiero Santoro, ha puntato sull’infermità mentale, totale o parziale, forte di una consulenza e di un diario clinico dal quale emergerebbe la precaria lucidità della donna.
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