PALERMO. La terza sezione della corte d’appello di Palermo ribalta la sentenza di assoluzione in primo grado e condanna a nove anni e mezzo un padre accusato dalla figlia di violenza sessuale. L’uomo, ex impiegato in un negozio di casalinghi, era imputato per gli abusi sulla bambina di sei anni e per maltrattamenti nei confronti dell'ex moglie.
La bambina e la donna, costituite parte civile, erano assistite dall’avvocato Brigida Alaimo. In primo grado era stato assolto da entrambe le accuse. La denuncia degli abusi risale nell'agosto 2013. La bimba che all'epoca aveva sei anni confida a un'amichetta: “Papà mi tocca, papà mi costringe a fare certe cose”.
La compagna, di poco più grande, la convince a parlarne alla madre. Abusi che secondo quanto la bambina racconta durerebbero da quando lei aveva quattro anni. Immediata scatta la denuncia della madre e partono le indagini nei confronti del padre che viene arrestato nel novembre dello stesso anno e rinviato a giudizio il 28 gennaio 2015.
Le violenze secondo l'accusa risalirebbero al 2012, tutte consumate in casa della nonna e anche nella casa di famiglia. “Papà mi diceva che se raccontavo tutto la Madonna mi avrebbe punita e lui avrebbe ucciso la mamma. Allora stavo zitta”, ha detto la piccola durante l'incidente probatorio davanti al giudice, qualche mese dopo la denuncia. Accuse che il padre ha sempre negato, sostenendo in ogni occasione di non aver mai toccato la figlia e mai aggredito l'ex moglie.
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