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"Erano 250 euro a Natale e a Pasqua": pizzo al Borgo, parlano i commercianti

PALERMO. Prima la colla nei lucchetti della saracinesca, poi le richieste estorsive: a Natale e Pasqua. Queste erano le tariffe imposte dal clan mafioso di Borgo Vecchio che emergono dalla indagini che hanno portato ieri a 17 arresti.

“Quando ho trovato la colla – ha spiegato uno dei commercianti – sono andato da Fabio Bonanno (uno degli arrestati, ndr) perché prima dell’accaduto mi aveva detto che in caso di problemi dovevo rivolgermi a lui. Ho dato i soldi in occasione di una festa rionale”.

La  stessa cosa era accaduta a un altro imprenditore. Colla nei lucchetti e chiamata al fabbro per aprire il proprio negozio. Anche in questo caso si sarebbe presentato Fabio Bonanno che avrebbe detto: “Quante volte vuoi chiamare il fabbro per riparare le serrature?”, per poi allontanarsi.

Un altro negoziante a quel punto suggerì al collega che era meglio pagare. Si trattava di 200 euro al mese. Ma dopo una trattativa si arrivò alla cifra di 50 euro al mese.

Un altro commerciante racconta: “A Natale del 2015 si era presentato Domenico Tantillo che mi disse che bisognava pagare per ‘aiutare le famiglie dei carcerati’. Io naturalmente per quieto vivere e per non aver nessun tipo di problema mi vedevo costretto a versare 1.250 euro. Dopo l’arresto di Tantillo, a Pasqua venne un’altra persona per prendere altri 750 euro”.

Dal 2002 pagava un altro imprenditore. “Erano 500 euro – ha detto agli inquirenti –. La prima volta si presentò una persona che mi disse di rappresentare la Chiesa. Io capii subito che si trattava di una richiesta estorsiva e per non avere nessun tipo di problema dissi alla persona di tornare dopo qualche giorno. Sempre la stessa persona venne poi a ritirare la somma”. Erano 250 a Natale e 250 a Pasqua. Poi si passò a 500 euro.

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