PALERMO. Il 14% delle donne soffre di vulvodinia, un numero crescente di casi per una sindrome dolorosa genitale che condiziona la vita di relazione e sociale. Il dato è emerso nel corso della giornata di studio "La Vulvodinia: come affrontare una sindrome poliedrica" che si è svolta all'Hotel San Paolo Palace di Palermo. Il Convegno è stato voluto dall'università di Palermo e dall'Associazione italiana donne medico (Aidm), sezione di Palermo, con il patrocinio della Società italiana interdisciplinare di Vulvologia-Siiv, dedicato sia ai medici specialisti che curano le donne con vulvodinia, sia alle figure professionali che fanno parte dei team terapeutici, come ad esempio psicologi, fisioterapisti, ostetrici. "Questo disturbo - spiega Pina Belfiore, responsabile scientifica dell'evento - non è associato a un aspetto alterato della vulva ma si manifesta con bruciore, dolore ai genitali esterni, sensazione di tagli, fastidio al contatto, difficoltà o impossibilità ai rapporti sessuali. La varietà dei sintomi porta le donne a consultare diversi specialisti, di conseguenza il ritardo diagnostico medio fra la comparsa dei sintomi e la corretta diagnosi è di circa 4-5 anni". Le soluzioni? "Notevoli progressi sono stati fatti nel settore - aggiunge - tuttavia, data la frammentarietà delle conoscenze e la poliedricità del disturbo, attualmente pochissimi specialisti hanno consapevolezza di tali tematiche. Per trovare soluzioni a questo frustrante problema, le donne che soffrono di vulvodinia hanno creato nel mondo associazioni e blog allo scopo di scambiare informazioni e soluzioni. E’ quindi necessario divulgare le basi scientifiche per la sua gestione precoce e corretta a tutti i professionisti che incontrano le donne che ne soffrono". Nel corso del convegno sono stati forniti dati scientifici corretti, fondati sulla conoscenza della fisiopatologia del dolore vulvare e sugli aspetti multifattoriali dei sintomi, svolti da uro-ginecologi, fisiatri, psicologi e psichiatri. Qui un video con le interviste agli esperti.