PALERMO. Due cugine hanno raccontato, davanti alla seconda sezione del Tribunale di Palermo, gli abusi che avrebbero subito da padre Salvatore Anello, della parrocchia dei Cappuccini a Palermo, arrestato a ottobre scorso con l'accusa di violenza sessuale.
Le due donne hanno ripercorso, rispondendo alle domande del pm Giorgia Righi, quei riti e le presunte benedizioni con cui il prete doveva liberarle dal male, mentre avrebbe invece abusato di loro, palpeggiandole.
Le “preghiere di guarigione”, come le avrebbe chiamate Anello, si sarebbero quindi trasformate in incontri a luci rosse. E nessuno aveva mai avuto il coraggio di reagire. Poi, il racconto di una vittima ha infranto il muro dell’omertà. Non solo sul prete che diceva di essere un esorcista, anche se ufficialmente non era riconosciuto come tale dalla diocesi di Palermo. Le testimonianze raccolte dalla polizia hanno infatti portato in carcere pure un ufficiale dell’esercito, il colonnello Salvatore Muratore, che ha scelto il rito abbreviato.
Le due vittime hanno raccontato questa mattina di come il prete avrebbe approfittato di chi si trovava in uno stato di fragilità psicologica. In alcuni casi le "benedizioni" dovevano avvenire senza vestiti e toccando i genitali. I racconti delle presunte vittime si somigliano tutti.
Nessuna di loro, né adulta né adolescente, è riuscita a spiegare agli inquirenti come mai non riuscisse a resistere alle pressioni del prete e del militare. Su di loro gli indagati avrebbero avuto un potere “ipnotico”. Nella prossima udienza saranno sentite altre tre vittime.
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