Palermo

Sabato 23 Novembre 2024

La nonna della vittima racconta l'omicidio del Capo, aveva una pistola ed era pronta a sparare

ore 07:57:12. Tre Re viene ripreso mentre si avvicina alla cassa del bar

PALERMO. Tre giorni dopo l'omicidio Teresa Pace, 84 anni, nonna di Andrea Cusimano il fruttivendolo ucciso al mercato del Capo a Palermo lo scorso 26 agosto, va in carcere a trovare il figlio Silvio Bertolino, zio della vittima e racconta cosa è successo tra le bancarelle del mercato. Lei quella mattina era lì. Ha visto la prima lite e il ferimento del nipote. Particolare inedito fino a oggi. Nel corso della prima lite, quella sedata dai carabinieri attorno alle 7,30 Pietro Calogero Lo Presti, arrestato per l'omicidio del commerciante va con il padre al mercato. Cerca Francesco Cusimano che la sera prima nel corso di una lite al mercato della Vucciria aveva dato due schiaffi al padre Giovanni Lo Presti. Nella bancarella trova Andrea. I due arrivano alle mani. Andrea picchia Calogero che estrae un coltello e lo colpisce al volto. La nonna vede tutto. "Questa panella la cacano tre, - dice la nonna al figlio - quello che sparò suo padre che gli levò la pistola dalle mani e quello del bar. E ci sono le impronte di tutti e tre". Secondo le indagini dei carabinieri i tre sono Calogero Piero Lo Presti che aveva sparato, il padre Giovanni Lo Presti che gli aveva tolto la pistola dalle mani e Giuseppe Di Salvo, il titolare del bar di Porta Carini che aveva verosimilmente nascosto la pistola. Il movente ancora non è del tutto chiaro anche se come ha detto il comandante provinciale dei carabinieri Antonio Di Stasio "si deve ricercare nella gestione di affari illegali tra le due famiglie: quella dei Cusimano e quella dei Lo Presti". E che ci sia una guerra in atto tra le due famiglie lo si capisce da quanto afferma Silvio Bertolino nel corso del colloquio in carcere. "Ci stanno mettendo il piede di sopra. Ci vogliono mettere il piede di sopra. Non ci dobbiamo arrivare, non ci devono arrivare a questo punto!". La madre Teresa Pace ribatte che erano stati già sopraffatti: "No ormai ci sono arrivati, perché loro dovevano comandare quando fu il fatto di Fabrizio". Bertolino ribadisce che in passato non erano riusciti a sopraffarli nemmeno personaggi di alto spessore mafioso: "Vedi che loro non sono arrivati a niente, perché quelli più grossi non ci hanno potuto...ma tu...quelli più grossi non ci hanno potuto...e questo il 'cazzittello' ha fatto questa azione". Questa guerra non doveva neppure iniziare. I Bertolino avrebbero dovuto agire uccidendo qualcuno di quella fazione già in passato, quando Fabrizio Bertolino aveva subito delle lesioni al viso: "Come gli ho detto io, come gli ho detto io a Nina e a Fabrizio ne dovevano ammazzare a uno quando fu della faccia di Fabrizio, aggiunge Silvio". In quell'occasione Silvio Bertolino aveva reagito armandosi di pistola ed aggredendo "u Minichieddu", soprannome con cui veniva indicato Domenico Ferdico (deceduto il 28 aprile 2015), ma il fratello Franco Bertolino, 56 anni (pregiudicato per associazione mafiosa ed estorsione nell'operazione Panta Rei), lo aveva fermato togliendoglielo dalle mani. L'ARMA. Teresa Pace aveva una pistola. E avrebbe avuto intenzione di sparare a Calogero Pietro Lo Presti dopo che il giovane aveva sfregiato al volto il nipote. "Perché non gli sparavi", ha detto il figlio Silvio Bertolino nel corso del colloqui in carcere lo scorso 29 agosto. "Non hai capito niente - gli risponde l'anziana donna - Non ho avuto il tempo di uscirla. Mi hanno bloccato, gli ho detto a lui cornuto vieni qua e mi hanno bloccato". La nonna mostra al figlio i lividi presenti nelle braccia. I carabinieri stanno ancora cercando la pistola. La donna di 84 anni è indagata per detenzione abusiva di arma da fuoco. Fabrizio Tre Re, 27 anni, l'uomo arrestato oggi per concorso in omicidio è lo zio materno dell'assassino Calogero Piero Lo Presti. Insieme a Pace e Tre Re sono indagati per favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso Giovanni Lo Presti e Giuseppe Di Salvo. Giovanni Lo Presti è il padre di Calogero Pietro, che ha preso dalle mani del figlio la pistola, subito dopo la sparatoria, mentre il secondo, titolare del bar al Capo è colui che materialmente avrebbe nascosta. Secondo le indagini i litigi sfociati poi nell'omicidio sarebbero generato da liti per il controllo di attività criminale da parte delle due famiglie. Tre giorni dopo l'omicidio del nipote Teresa Pace andò in carcere a trovare il figlio Silvio Bertolino, zio della vittima e raccontò cosa era successo tra le bancarelle del mercato. Lei quella mattina era lì.

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