PALERMO. «Se ce lo diceva prima... Qui a Monza nessuno conosce fratel Biagio. Voleva prendere la parola prima che finisse la messa. Il sacrestano si è ben guardato dal cacciarlo fuori dal duomo come hanno scritto avventatamente in molti, dalle nostre e dalle vostre parti. Glielo ha semplicemente impedito. Sa, in Brianza non siamo abituati a quel genere di abbigliamento, è probabile che la gente resti sulla difensiva. Biagio Conte sappia, però, che qui è il benvenuto: bastava presentarsi e concordare l’intervento».
Un sacrestano ferreo come la leggendaria corona che cinse la testa di sovrani longobardi e imperatori del Sacro Romano Impero, che il duomo di Monza ha in ventre nella teca più importante del proprio tesoro. L’arciprete della basilica brianzola, don Silvano Provasi, difende intenti e modi di quel sacrestano che nell’antivigilia di Ferragosto ha arginato l’impeto evangelico di fratel Biagio impegnato in queste settimane in un pellegrinaggio fuori dalla Sicilia.
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