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Presenta documenti per sanare la veranda, la risposta arriva dopo 19 anni

PALERMO. Una storia infinita, quella vissuta da un’ex insegnante residente nella zona di via Alcide De Gasperi, che il mese scorso dopo quasi due decenni di silenzio si è vista recapitare a casa una lettera dell’assessorato alla Riqualificazione urbana e delle infrastrutture. Aprendo la busta la donna sperava che fosse finalmente il traguardo di un’odissea partita nel 1995 con la presentazione dell’istanza di condono edilizio per la veranda del balcone della cucina sul retro del suo stabile, invece no: gli uffici comunali la invitano a presentare un altro documento che mancherebbe all’iter previsto dalla legge.

La “carta” richiesta è una perizia giurata che, come specifica il Comune nella lettera, «sostituisce a tutti gli effetti di legge la concessione o autorizzazione edilizia in sanatoria». Per apprenderlo, però, la donna ha aspettato diciannove anni. Correva l’anno 1998, infatti, quando l’amministrazione le notifica a casa un’integrazione di documenti della pratica originaria, presentata tre anni prima. Lei allora si premura di riconsegnare tutto per risolvere in fretta la faccenda - pagando la tassa di concessione comunale di 1 milione e 165 mila lire oltre ai quasi 2 milioni di lire già versati come oblazione per l’abuso, senza contare la parcella all’ingegnere per la relazione tecnica - ma da quel momento tutto si congela.

 

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