PALERMO. Sono passati quasi sette anni da quegli scontri tra «fascisti» e «comunisti» davanti al liceo Umberto, quando in via Parlatore il preside decise di chiamare la polizia per calmare gli animi e la situazione invece degenerò, con studenti e agenti feriti, addirittura arresti e fermi. La storia, riportata dal Giornale di Sicilia oggi in edicola, è quella di Francesco Mascolino, uno dei ragazzi che allora aveva 20 anni e che venne bloccato con una lunga lista di accuse dal sapore sessantottino - resistenza e lesione a pubblico ufficiale, inosservanza dell’obbligo di sgombero e di esibire i propri documenti, partecipazione a manifestazione non autorizzata - ieri pomeriggio è stato però assolto. Il giudice del tribunale monocratico, Grazia Carollo, ha infatti accolto integralmente le tesi del difensore dell’imputato, l’avvocato Fabio Lanfranca. La Procura aveva chiesto la condanna a un anno. Mascolino, anche perché segnato da questa vicenda, come molti altri ragazzi della sua generazione, ha deciso di lasciare l’Italia e adesso vive e lavora a Londra. Gli scontri davanti all’Umberto scatenarono veramente un putiferio ad ottobre del 2010. Il 9 di quel mese, davanti alla scuola, era stato organizzato un sit in del presidio antifascista «Red block», ma contemporaneamente ragazzi di tutt’altra fede politica e appartenenti a Giovane Italia avevano deciso di fare un volantinaggio. Il preside del liceo, temendo scontri, aveva deciso di chiamare la polizia. In via Parlatore era così arrivata la Digos e poi anche le volanti e la situazione era rapidamente sfuggita di mano: agenti contusi, studenti feriti, tre arresti e alcuni minorenni fermati.