SAN GIUSEPPE JATO. Non ce l’ha fatta Salvatore Barone, il settantacinquenne ciclista che lo scorso 10 giugno era finito in coma dopo una caduta in mountain bike. Ieri mattina il suo cuore ha smesso di battere nel reparto Rianimazione del Civico di Palermo. Ex dipendente delle Poste e sarto, Barone era molto conosciuto e stimato a San Giuseppe Jato, dove era nato e cresciuto. Dopo essere andato in pensione si era dedicato, infatti, oltre che ai cinque nipoti, al volontariato religioso e allo sport, con l’associazione “Jato mountain bikers”. E la mattina dell’incidente stava facendo un giro di prova lungo la sp 20 San Giuseppe Jato-Palermo per la “Gran fondo”. Non era da solo, ma aveva deciso di staccarsi dal gruppo per fare rientro a casa. Alle 11 e 40 circa, uno degli amici lo ha trovato riverso per terra all’altezza del chilometro 8. Immediati sono scattati i soccorsi. L’uomo è stato ricoverato d’urgenza con l’elisoccorso all’ospedale Civico di Palermo, dove le sue condizioni sono apparse subito gravi: presentava diversi traumi al cranio, al torace e alla clavicola. Operato d’urgenza, era rimasto in coma fino a ieri. A provocare le ferite una caduta sul fianco sinistro. E sull’incidente indagano i carabinieri. La bici però non presenta segni riconducibili ad uno scontro. I familiari hanno però notato due ematomi nella parte destra del cranio, nel lato opposto alla caduta. “Mio padre potrebbe essere stato colpito da un oggetto – racconta il figlio Alessandro -. Nel punto in cui è caduto ci sono spesso camion che scaricano abusivamente rifiuti”. Al momento dell’impatto, Salvatore Barone non indossava il casco che normalmente portava con sé. Era, infatti, un ciclista esperto con nelle gambe miglia di chilometri. Ed era soprattutto un uomo forte e generoso: “Nel 2000 - ricorda il figlio – donò un rene alla moglie Cecilia”.