Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Stato-Mafia, audio del boss Graviano su Berlusconi entra nel processo

PALERMO. Il capitolo sui presunti favori che l'ex premier Silvio Berlusconi avrebbe ricevuto da Cosa nostra, in particolare dalla cosca di Brancaccio, entra nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. La Corte d'assise di Palermo, accogliendo la richiesta della procura, ha disposto la trascrizione delle conversazioni in cui il boss Giuseppe Graviano parla in carcere col detenuto Umberto Adinolfi proprio dei presunti favori fatti all'ex premier e del presunto ruolo che questi avrebbe avuto nelle stragi mafiose. Disposto l'esame di Graviano che, dal '94, è detenuto al 41 bis. La procura, che per quasi un anno ha intercettato Graviano nel carcere di Ascoli Piceno, aveva chiesto la trascrizione e quindi l'ammissione al processo di 32 conversazioni, ritenute rilevanti per l'accusa, tra il capomafia e Adinolfi. La corte accogliendo l'istanza per 21 conversazioni di fatto mostra l'intenzione di ritenere rilevante per il processo, ormai alle battute finali, l'argomento sollecitato dalla procura. Tra i dialoghi che verranno trascritti ci sono, inoltre, anche quelli tra Graviano e Adinolfi e tra Graviano e i suoi familiari in cui si parla del concepimento in carcere del figlio del capomafia di Brancaccio. Il boss aveva confidato al camorrista di avere incontrato e messo incinta la moglie mentre era detenuto al 41 bis. PUTIN NON DEPORRÀ. Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin non deporrà al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia: lo ha deciso la Corte d’assise di Palermo respingendo la richiesta dell’avvocato di uno degli imputati, l’ex generale dei carabinieri Mario Mori. Il legale ne aveva chiesto la testimonianza sostenendo che se la corte avesse allargato l’istruttoria, ammettendo le intercettazioni del boss Graviano, avrebbe dovuto sentire Putin sulle indagini che Giovanni Falcone faceva, con un magistrato russo, sui fondi neri che il partito comunista sovietico avrebbe dato al Pdf. I giudici, però, hanno ritenuto la prova irrilevante. Ammesse, invece, le deposizioni del pentito Ciro Varia, dell’ex capo del Sismi Nicolò Pollari e della guardia penitenziaria che avrebbe sentito dichiarazioni del boss Totò Riina, pure imputato al processo, sui rapporti tra Vito Ciancimino e Licio Gelli. Respinti invece l’acquisizione della cartella clinica di Riina e i confronti tra Paolo Cirino Pomicino, Vincenzo Scotti e Giuliano Amato.

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