PALERMO. Giuseppe Dainotti era marcato stretto. Non solo dai mafiosi che gli hanno sparato a bruciapelo in via D’Ossuna, ma probabilmente anche dagli investigatori. Era uno degli scarcerati di lungo corso, tornati in libertà dopo tanti anni di cella, da sempre considerato un pezzo grosso di Cosa nostra. E per questo è naturale che fosse tenuto d’occhio dalle forze dell’ordine che seguono con attenzione tutti i mafiosi tornati a piede libero. Vedono cosa fanno, con chi escono, che giri hanno e poi incrociano nomi, volti, circostanze. Gran parte delle più recenti indagini antimafia nascono proprio da questo concetto, ad iniziare da quella sulla cosca della Guadagna iniziata seguendo e intercettando il vecchio boss Salvatore Profeta, rientrato a casa dopo una decina d’anni di carcere. Cosa sappiano gli inquirenti su Dainotti è coperto dal massimo riserbo e di sicuro queste informazioni finiranno nell’inchiesta sull’agguato di due giorni fa. È probabile che qualcuno abbia però una lista precisa di contatti e frequentazioni e forse proprio tra questi personaggi si celano gli assassini, o i mandanti. DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA IL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE