PALERMO. Il giudice monocratico ha condannato 96 netturbini della Rap accusati di assenteismo a condanne tra un mese e 20 giorni, assolti altri 28 operatori ecologici così come due dirigenti dell’azienda, Antonino Putrone e Lara Calì, accusati invece di inadempimento di contratto di pubbliche forniture, per cui erano stati chiesti tre anni. I netturbini della Rap (la società che si occupa dell’igiene ambientale, nata dalle ceneri della fallita Amia), erano accusati di interruzione di pubblico servizio, in relazione alle tonnellate di rifiuti che rimasero per strada tra Natale 2013 e Capodanno 2014. E’ stato il sindaco a presentare una denuncia dopo l’accumulo di immondizia per le strade. Secondo la tesi dell’accusa, le strade della città, proprio durante le feste natalizie, erano rimaste sommerse dalla spazzatura perché numerosi turni di raccolta erano saltati. Al centro del processo il contratto di servizio applicabile in quel periodo. Secondo i difensori, infatti, tra il 2013 e il 2014 era ancora applicato quello della fallita Amia che prevedeva che durante le festività doveva essere assicurato il servizio minimo, senza stabilire quindi numeri e percentuali di mezzi e personale. Il contratto di servizio della Rap, che sarebbe entrato in vigore solo al metà del 2014 prevede invece che sia impiegato il 30% del personale le domeniche e il 50% nei festivi. "Prendiamo atto delle assoluzioni - dice l'avvocato Stefano Santoro che assisteva circa 60 netturbini - e aspettiamo le motivazioni per appellare le condanne".