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Intestazione fittizia di beni, Liga assolto in appello

Pietro Liga

PALERMO. Come già era successo in  primo grado per nove imputati, cadono le accuse in appello anche per Pietro Liga e Isidoro Scianna, accusati di intestazione fittizia con l’aggravante mafiosa.

Secondo l’accusa, respinta dal collegio della prima sezione della Corte d’appello di Palermo, Liga avrebbe intestato al prestanome Scianna una ditta edile di Bagheria per salvarla dalla mannaia del sequestro. Il legale di Liga, Jimmy D'Azzò, ha ribadito – come aveva già fatto in primo grado - che Liga era un dipendente di Scianna, assistito dall’avvocato Valerio La Barbera. I giudici hanno dato ragione alle difese.

Già il giudice dell’udienza preliminare (i processo si svolge con il rito abbreviato) Nicola Aiello aveva assolto nove persone respingendo le accuse che fossero esponenti di Cosa nostra quando hanno intestato case, terreni e auto ai familiari.

Erano stati così scagionati la moglie di Liga, Rosa Costantino assolta per l'intestazione di uno scooter; alcuni membri della famiglia Lombardo di Altavilla Milicia (il padre Francesco e i figli Andrea e Sebastiano); assolti anche Rosario La Mantia e la moglie Giuseppa Costanzo, anche loro di Altavilla Milicia, finiti sotto processo per alcune macchine, rapporti bancari e posizioni finanziarie.

Scagionati anche Raffaele Purpi, il figlio Clemente e la moglie Dorotea Costa finiti nei guai per un'azienda di costruzioni e alcuni fabbricati. Nel 2008, quando hanno intestato i beni, non erano ancora indagati per mafia. E’ stato provato che i beni erano di provenienza legittima e alcuni semplici eredità.

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