PALERMO. "Voleva dimenticare" è la frase ricorrente pronunciata da familiari e conoscenti di Marcello Cimino, il clochard di 45 anni bruciato vivo stanotte, a Palermo, mentre dormiva sotto i portici della Missione dei frati cappuccini. Un luogo abitualmente poco accessibile per via di un robusto portone che lo separa dalla strada, che però ieri sera era rimasto aperto. Marcello voleva dimenticare un matrimonio finito con la separazione dalla moglie Jolanda, la perdita del suo lavoro di idraulico. Un'angoscia che forse cercava di stordire sommando anche miseria, qualche sorso di vino e la fatica quotidiana. Passava le giornate a rovistare nei cassonetti della spazzatura, cercando qualche cosa da vendere nel mercato domenicale di Ballarò, dove i poveri offrono mercanzie ad altri poveri in quella che sembra più una fiera degli stati d'animo che un commercio di oggetti. La rabbia di una delle due figlie di Marcello è incontenibile: "L'assassino deve fare la stessa fine di mio padre", dice mentre con l'altra sorella e la madre porta un mazzo di fiori sul luogo dai muri anneriti dove è stato ucciso il genitore. Una frase che ripete anche una delle sorelle della vittima, Patrizia, svegliata stamane dalla polizia per ricevere la ferale notizia. "Chi ha fatto un gesto del genere non è un umano e spero patisca quanto ha sofferto mio fratello. Era una persona mite che non faceva del male a nessuno", racconta; mentre la ex cognata Jolanda l'ascolta e aggiunge: "Se non a se stesso. Era un uomo perbene. L'assassino ha tolto un padre alle nostre due figlie". Vissuto in una famiglia di sette figli, Marcello era separato da tre anni. Aveva lasciato l'appartamento della famiglia in via Vincenzo Barone, nel quartiere Villaggio Santa Rosalia; per un po' ha vissuto con la madre, in una casa popolare. Poi l' irrevocabile decisione di andare per strada. I familiari hanno cercato in tutti i modi di farlo tornare sotto un tetto, ma non c'è stato nulla da fare. Una delle clochard che spartisce con tanti altri quei pochi metri di porticato, ricorda con tenerezza Marcello: "Mi salutava sempre, mi dava un bacino. Non da tutti quelli che vengono qui mi faccio dare un bacino, ma Marcello si vedeva che era una brava persona". E aggiunge: "Non si fanno queste cose. Non è umano".