PALERMO. Primo punto fermo nella vicenda che ha coinvolto l’ex presidente della Ksm, Rosario Basile. Il tribunale civile di Palermo ha riconosciuto la paternità del bambino avuto da una sua ex dipendente che con l’uomo ha avuto una relazione. Il tribunale ha riconosciuto anche un risarcimento al bambino di 28 mila euro. La vicenda ha anche un profilo penale e – sotto questo punto di vista – le indagini sono state chiuse nei giorni scorsi dal pm Siro De Flammineis che contesta a Basile l’accusa di minaccia e violenza privata. Secondo la donna, l’uomo d’affari palermitano avrebbe organizzato un piano per non riconoscere il bimbo nato dalla loro relazione sentimentale e l’avrebbe anche licenziata, mettendo in scena una relazione della donna con un altro dipendente. Oltre alle indagini penali, era in piedi anche un processo civile per il riconoscimento del bambino e c’è anche un processo davanti al giudice del lavoro per il licenziamento. "L’assunzione di responsabilità da parte dell'ormai acclarato e confesso padre – aveva detto l’avvocato della donna, Antonella Arcoleo - cozzano, in maniera più che evidente, con il comportamento processuale tenuto. Basile non ha fatto nulla per riconoscere il bambino". L'ex dipendente al momento non ha chiesto né assegno di mantenimento né di dare il cognome al bambino. “E’ stata una precisa scelta”, ha detto Arcoleo.