PALERMO. Mille iscritti in più per il nuovo anno accademico 2016-2017 rispetto a quello precedente, per un totale di 8600 studenti; la riduzione del gap con gli atenei del Nord nel campo della ricerca. In una lettera di auguri di buon anno inviata alla comunità accademica dal rettore dell'università di Palermo, Fabrizio Micari, traccia i punti da cui ripartire per affrontare "le delicatissime sfide del 2017". Un bilancio positivo, quello fatto dal rettore sui risultati conseguiti nel 2016. Un riconoscimento che, dai dati presentati nella lettera, è confermato dalla quota del Fondo di funzionamento ordinario assegnato all'Ateneo palermitano, in crescita del 9% rispetto all'anno precedente: dai 33,7 milioni del 2015, nel 2016 sono stati assegnati 37 milioni. «È opportuno rimarcare il valore di questo risultato - scrive Micari -, certamente associato ad una generale crescita della qualità della Ricerca in UniPa, ma anche da attribuire all’imponente sforzo di informazione, selezione, raccolta e sottomissione dei prodotti della Ricerca che ha permesso di “caricare” più del 96% di tutti i risultati teoricamente presentabili per l’esercizio di valutazione». A crescere è soprattutto il numero degli iscritti all’anno accademico 2016-17 che sfiora le 8600 unità, cioè circa 1000 in più rispetto al precedente. "Un dato finalmente in controtendenza rispetto al continuo calo registrato negli anni precedenti - commenta il rettore -, segno della ritrovata capacità di attrazione del nostro Ateneo e della rinnovata Offerta Formativa proposta". Se da una parte alcuni dati parlano di un ateneo in crescita, dall'altra nell'ultima classifica del Sole 24 Ore l'Università di Palermo risulta tra le ultime in Italia. "Dispiace che siano stati trascurati questi risultati - commenta Micari -, facendo invece riferimento al precedente esercizio di valutazione (2004-2010) e stilando così obsoleti ranking della Ricerca; allo stesso modo sono stati utilizzati alcuni parametri scarsamente significativi della qualità della formazione per la graduatoria sulla Didattica. In tal modo si è voluto “certificare” una superiorità delle Università del Nord Italia (o di alcune Università private) a discapito di quelle meridionali. Sorge il dubbio che a volte queste classifiche rispondano più a esigenze “commerciali” che alla reale volontà di fotografare il sistema universitario".