PALERMO. Nella posta non cercava la prova del tradimento ma, in maniera molto più prosaica e soprattutto pratica, la dimostrazione della capacità dell’ex marito di versarle molto di più, in termini di alimenti.
Frugare e appropriarsi della corrispondenza altrui è però reato e una psicologa di 57 anni, Maria, è stata condannata a 200 euro di multa, per avere violato e utilizzato in tribunale una lettera - un estratto conto bancario - destinata al coniuge separato, Giovanni, di 65 anni: pena simbolica, ma il principio affermato dai giudici di primo e secondo grado riconosce l’inviolabilità della corrispondenza, sancita pure dalla Costituzione.
La decisione ribadisce dunque la «pericolosità» di comportamenti da molti ritenuti normali: quello cioè di chi, senza autorizzazione, va a curiosare nella corrispondenza riservata dei familiari e dei prossimi congiunti.
E il principio, ovviamente nella misura e nei termini riconosciuti dalla legge e dalla giurisprudenza, può valere anche per altre forme di comunicazione, pure per quelle della vita sempre più «social» (da Facebook a whatsapp agli sms) di tutti i giorni.
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