PALERMO. Aveva affidato, come tanti, le sue speranze di una vita migliore ad una traversata sul barcone. Pochi giorni dopo l'arrivo in Sicilia la scoperta: viene diagnosticata una grave forma di leucemia. All'Ospedale Cervello di Palermo, inizia la ricerca di un donatore di midollo osseo, poi l'intervento, la convalescenza e ora sta bene. È la storia di Mamadou Jallow, 19 anni, del Gambia, salvo grazie ad un trapianto di midollo osseo effettuato questa estate presso il Centro trapianti midollo osseo dell'Ospedale Cervello. Mamadou era approdato a Palermo a maggio del 2015, poi ad agosto la scoperta della malattia e la necessità del trapianto. L'àncora di salvezza dunque è il Centro trapianti midollo osseo dell'Azienda Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello, Unità operativa interdipartimentale coordinata da Rosanna Scimè, dove Mamadou viene accolto con tutte le attenzioni del caso. Il problema principale però è quello di trovare un donatore compatibile e non è cosa semplice. Viene subito attivata la procedura di ricerca, ma purtroppo la sua è un'etnia rara e pertanto non rappresentata all'interno dei registri internazionali di donatori. Intanto sono passati i mesi e siamo già a 2016 inoltrato e la leucemia non può attendere. Si trova finalmente il donatore, che non è proprio dietro l'angolo. Si tratta del fratello più piccolo, Abdouile di 16 anni, che però è rimasto in Gambia. Grazie anche all'intervento della struttura che ospita Mamadou, Gap Nuovi Orizzonti, e all'Associazione Moltivolti capovolti che lancia un appello tramite Facebook e avvia una campagna di raccolta fondi, il fratello accompagnato dal padre arriva a Palermo. L'8 luglio Mamadou viene sottoposto a trapianto di midollo osseo aploidentico da donatore parzialmente compatibile (suo fratello, poco dopo ritornato in Gambia con il padre). Poi inizia l'attesa, la convalescenza, per verificare che tutto sia andato per il verso giusto. Ora a quattro mesi dal trapianto è tutto ok. Mamadou sta bene, viene sottoposto ad attenti controlli periodici e per almeno due anni deve rimanere a Palermo per essere costantemente monitorato, così come prevedono i protocolli. «Si è trattato - sottolinea la dottoressa Scimè - di un trapianto fra i più delicati che abbiamo affrontato. I donatori non si trovavano e le difficoltà sono state tante. Il ragazzo ha mostrato grande fiducia e temperamento e alla fine, grazie al contributo di tanti, il percorso si è completato». Ora Mamadou è ospite della comunità per migranti Gap Nuovi Orizzonti a Palermo, dove studia l'italiano, conosce un pò di inglese e sogna di diventare mediatore culturale.