Palermo

Giovedì 19 Dicembre 2024

Omicidio del '94, il nuovo pentito Tantillo deporrà per la prima volta in un processo

PALERMO. Deporrà per la prima volta in un processo il nuovo pentito del Borgo Vecchio Giuseppe Tantillo. Lo ha deciso la Corte d'appello di Palermo che sentirà - nella prossima udienza del 17 ottobre - il neocollaboratore sulla vicenda dell'omicidio di Filippo Romano Monachelli, detto Sandro, e della moglie, Elena Lucchese nel 1994. Sotto processo c'è il fratello di Filippo Romano Monachelli, Natale. La testimonianza di Tantillo di fatto riapre il processo (il secondo d'appello dopo il rinvio della Cassazione) - che era arrivato alla requisitoria con la richiesta della conferma della condanna a 24 anni di reclusione - spostando il movente sul traffico di droga e sullo sgarro a "persone importanti". Fatti che potrebbero essere favorevoli all'imputato. Tantillo, nato l'8 marzo del 1979, all'epoca dei fatti aveva 15 anni e quando stava per compierne 16, assieme al fratello maggiore, Domenico Tantillo, detto Mimmo, che poi sarebbe divenuto il reggente della famiglia del Borgo Vecchio, avrebbe sentito parlare della tragica fine dei due coniugi. A parlarne con loro sarebbe stato Ninetto Madonia, storica figura di capo del Borgo. Adesso tutti e tre sono chiamati a rispondere alle domande del pg, del difensore Salvatore Pirrrone e della corte. La vicenda che riguarda l'imputato è estremamente controversa e parte dal delitto, scoperto il 21 novembre 1994 a Villagrazia di Carini (Palermo), quando i cadaveri di Filippo Romano Monachelli e della moglie Elena Lucchese furono ritrovati bruciati in un furgone Fiat Fiorino. I due erano stati assassinati a colpi di pistola altrove, portati in un tratto di spiaggia abbandonato e lì carbonizzati: avevano un figlio di pochi mesi, che fu preso con sé dalla nonna paterna e dall'altro figlio, Natale Romano Monachelli, che lo portarono in Svezia, crescendolo come proprio figlio. A parlare per prima del delitto fu la ex moglie svedese dell'imputato, che disse ai carabinieri di Carini (Palermo), nel 2001, di avere appreso i fatti dallo stesso marito, che le aveva sostanzialmente confessato l'orribile crimine commesso. La donna ha però poi ritrattato e adesso è indagata per falsa testimonianza.

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