PALERMO. C'erano anche i frutti di mare tra i possibili business avviati dal mandamento di Porta Nuova, al cui comando - secondo gli inquirenti - c'era anche Teresa Marino, 38 moglie, di Tommaso Lo Presti, che avrebbe ricevuto il delicatissimo compito di aiutare economicamente le famiglie dei carcerati.
Marino - finita in carcere a dicembre scorso assieme ad altre 38 persone, tra cui Paolo Calcagno, considerato il reggente del mandamento - adesso rischia il processo anche grazie alle denunce dei commercianti stanchi di versare il pizzo. Due imprenditori però hanno negato di avere "contribuito" alle casse di Cosa nostra e quindi anche per loro è scattata la richiesta di rinvio a giudizio dei pm Caterina Malagoli, Francesca Mazzocco, Sergio Demontis.
Si tratta di Massimo Monti, il titolare della società Kursaal che gestisce il Bingo di via Emerico Amari, e di Maria Rosa Butera, la titolare del Lido Battaglia di Isola delle Femmine. Sono in tutto 45 le persone che si dovranno presentata davanti al Gip.
Sul fronte pizzo, sono una trentina le estorsioni - tentate e consumate - contestate agli indagati. Solo quattro commercianti hanno denunciato spontaneamente di essere rimasti vittima del racket. Tutti gli altri lo hanno fatto solo dopo essere stati messi con le spalle al muro dall'evidenza delle indagini, grazie anche alle dichiarazioni di Francesco Chiarello e Giuseppe Tantillo.
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